Dopo Adolfo Scotto di Luzio, professore di Storia della Pedagogia all’Università di Bergamo, anche altri esperti della disciplina insorgono contro il Miur per opporsi alla decisione, presa dalla commissione Serianni introdotta dall’ex ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, di cancellare la traccia di storia all’interno della prima prova scritta degli Esami di Stato della scuola secondaria.
L’appello degli storici contro l’emarginazione all’esame di maturità si è tradotto in un documento, attraverso il quale in diversi attestano la loro indignazione. Il loro appello ha ricevuto un’eco notevole sul web, ricevendo una miriade di like e pareri favorevoli, riaprendo quindi di fatto il dibattito sul tema.
L’appello alla commissione Serianni e al ministro Bussetti
A promuovere l’iniziativa è stato il Coordinamento della Giunta centrale per gli studi storici e delle Società degli storici (Cusgr, Sis, Sisem, Sisi, Sismed, Sissc), la quale spiega di avere appreso “con grande sconcerto delle modifiche riguardanti la prima prova scritta dell’esame di stato (Circolare MIUR n. 3050 del 4 ottobre 2018 e Documento di lavoro della commissione presieduta da Luca Serianni). La scomparsa della tradizionale traccia di Storia dalle tipologie previste per l’esame di maturità – scrivono gli storici – sembra seguire un percorso di marginalizzazione della storia nel curriculum scolastico, già iniziato con la diminuzione delle ore d’insegnamento negli istituti professionali”.
In tal modo si accelera “senza rendersene conto, un processo già in atto di riduzione del significato dell’esperienza del passato come patrimonio di conoscenze per la costruzione del futuro”
Inoltre, continuano, “questa scelta è stata fatta senza che né il Ministero, né la preposta Commissione abbiano mai consultato gli storici, gli insegnanti e gli studenti, nelle scuole e nel mondo accademico. Ci si chiede dunque come una cauta esigenza di riforma si sia potuta trasformare nella cancellazione del riconoscimento del ruolo di una disciplina che nessuno finora aveva mai contestato, né messo in discussione”.
Quindi, gli storici chiedono “con fermezza una rapida revisione del Documento della commissione Serianni” e “un incontro immediato” con il ministro dell’Istruzione “per illustrare le ragioni e le modalità mediante le quali emendarlo.
Il professor Piva: l’enfasi per le materie scientifiche penalizza la storia
Secondo Francesco Piva, docente di storia contemporanea per oltre 40 anni prima all’Università di Salerno e poi all’Università di Roma Tor Vergata, la protesta contro l’esclusione dalla maturità del tema di storia, “è pienamente condivisibile ma il problema è più ampio e investe la cultura corrente, in cui impera il presente”.
“In Italia – dice l’accademico a colloquio con l’Ansa – si dà molta enfasi alle materie scientifiche, e questo da una parte è corretto, è importante avere ingegneri, fisici, chimici. E tuttavia al contempo si assiste ad una perdita di valore della storia che è anche la cartina di tornasole della perdita del senso civico”.
Il problema, secondo Piva, è anche legato alle difficoltà che oggi i docenti avrebbero “a parlare di storia contemporanea e a farlo in modo affascinante”.
“Sarebbe necessaria una revisione dei programmi scolastici, dando maggiore attenzione alla storia, fin dalle scuole medie, e in particolare alla storia contemporanea: di fatto, per ragioni di tempo, questa nelle aule è sacrificata, é di storia si parla più in famiglia”.
Piva conclude dicendo che “se è vero che di storia trattano molte fiction televisive, si tratta di una dimensione storica superficiale, come quando si guarda il paesaggio da un finestrino ma non vi si entra appieno”.
Cammarano: la storia trattata come merce d’antiquariato
Anche secondo Fulvio Cammarano, presidente della Società per lo studio della storia contemporanea, una delle associazioni di storici che hanno firmato l’appello, il problema va ben oltre la decisione del Miur di estromettere la storia dall’esame conclusivo del secondo ciclo.
“La trattano come merce d’antiquariato, fuori moda, da accantonare. Ed è pericoloso: la storia fa parte del presente, e senza la consapevolezza di ciò che è accaduto – conclude Cammarano – non daremmo un senso alla nostra scena politica e sociale”.
La senatrice Segre: così si cancella la memoria
Sulla stessa lunghezza d’onda si pone la senatrice a vita Liliana Segre: intervistata da Repubblica, annuncia che lotterà per cambiare la riforma dell’esame, perché “togliere la traccia di Storia dall’esame di maturità è un modo per cancellare la memoria, per dimenticare”.
Poi aggiunge: “Pensare che volevo proporre al Miur di introdurre approfondimenti sul Novecento nell’ultimo anno delle superiori, invece tolgono proprio la traccia di Storia dall’esame. È un modo per ridimensionarne, anche durante l’anno, lo studio. Ce la metterò tutta per cambiarla”.
“Con la morte di noi testimoni, un terribile brano della storia d’Europa rischia di ridursi a una riga sui libri. Dimenticare”.
Ai docenti la senatrice consiglia di “far leggere 1984 di Orwell: a seconda del governo al potere, i libri vengono cambiati. Non si diventa uomini se non si conosce ciò che è successo prima. Nessuno può diventare adulto e scegliere, se non conosce la Storia”.
Infine, Segre si rivolge ai giovani: “Siate diversi: non scegliete il solito iter, l’omologazione, perché allora ci sarà qualcuno che sceglierà per voi. Voi dovete portare avanti la democrazia”.