“La storia è una disciplina importantissima, che attraversa tutte le altre. E’ alla base della cittadinanza. Con il nuovo esame non si vuole assolutamente mortificarla o ridurne l’importanza“.
Così risponde il Ministro Bussetti, sulla propria pagina Facebook, alle critiche e alle richieste avanzate dagli storici (e non solo) in merito alla scomparsa della tradizionale traccia di Storia dalle tipologie previste per l’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione.
“Il riordino del funzionamento dell’Esame di Stato – ha precisato il Ministro – ha evitato di relegare la storia, come accadeva prima, a un’unica tipologia di prova. Ognuna delle tre tipologie previste potrà interessare, e interesserà, anche l’ambito storico, come previsto dai documenti che regolano la maturità 2019“.
In proposito, anche i senatori M5S in VII Commissione Istruzione hanno fatto sapere che “non scompare affatto la storia dallo scritto d’italiano.”
“La tipologia B” proseguono, “che va sviluppata sotto forma di testo argomentativo, ovvero saggio breve, prevede anche la trattazione di un argomento storico all’interno delle 7 tracce. La differenza tra un saggio breve e un tema tradizionale di tipo storico è minima ma strutturale. A vantaggio del saggio breve, rispetto al tema tradizionale, c’è infatti l’impossibilità di “copiare”, sarà più facile quindi valorizzare e premiare l’originalità, la solidità delle conoscenze, la competenza ed il rigore del ragionamento di ciascuno studente. Per finire, rispetto al tema tradizionale che si presta ad essere valutato con un ampio margine di discrezionalità, il saggio breve si presta ad una valutazione più oggettiva e rigorosa da parte della commissione. Pertanto“, concludono “la scelta del MIUR appare non solo opportuna, quanto decisamente riuscita“.
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