Storia del ‘900: l’inevitabile ignoranza di molti studenti

Gli esiti della ricerca dell’Università della Sapienza di Roma sulle conoscenze degli studenti italiani relative alla storia del novecento non devono stupire più di tanto. Esse fanno peraltro il paio con quanto si può quotidianamente constatare seguendo questa o quella trasmissione televisiva: si va da concorrenti di giochi quiz che collocano la marcia su Roma agli inizi degli anni 50 fino a politici più o meno di razza che, intervistati a bruciapelo, non ricordano nulla né dei “fatti di Ungheria”, né della nostrana “legge Merlin”.
Ci aveva provato il ministro Luigi Berlinguer a sostenere nelle scuole di ogni ordine e grado lo studio della storia del 900, con un progetto ad hoc che godeva di significativi stanziamenti nell’ambito della legge 440 sull’autonomia scolastica.
La felice stagione berlingueriana durò poco, pochissimo, anche perché in Italia – in materia di politiche scolastiche – vige il sacrosanto principio che ogni ministro, per dimostrare di essere più bravo del predecessore, cancella spesso quanto è stato fatto fino a quel momento per sostituirlo con altre cose più o meno utili.
E così il progetto “Storia del ‘900” venne cancellato per fare posto alle famose “tre I” (con il che, tra l’altro, si eliminò una volta per tutte dalle scuole primarie l’insegnamento di ogni lingua diversa dall’inglese).
Poi venne la volta di Fioroni che cancellò portfolio e piani di studio personalizzati per introdurre le “Indicazioni per il curricolo” e finalmente arrivò Maria Stella Gelmini a cancellare definitivamente i giudizi per sostituirli con il voto. Intanto da Berlinguer in avanti i fondi della legge 440 vennero progressivamente ridotti.
Con gli ultimi due Ministri (Profumo e Carrozza) ci si è accorti che i soldi sono sempre di meno e, invece di fare scelte oculate, si è deciso che bisogna investire in tecnologie (tablet, registri elettronici, LIM e chi più ne ha più ne metta). Ovviamente senza fare la benché minima analisi di costi e benefici.
Lo sa, per esempio, il ministro Carrozza che una LIM non è eterna e che dopo essere stata acquistata e installata necessita di manutenzione ?
Se si facesse questo calcolo si andrebbe forse un po’ più cauti: è noto che, al ritmo attuale delle risorse messe in campo, occorrerebbero una decina di anni per dotare tutte le classi italiane di LIM. Ma tutti sanno che ormai l’evoluzione delle tecnologie viaggia a velocità elevatissima (con un PC dotato di windows ’98 che solo una quindicina di anni fa era considerato quasi avveniristico) si farebbe fatica persino a a vedere un video.
E allora suonano quanto meno curiose le affermazioni del ministro Carrozza in occasione del Giorno della Memoria. 
Si fa presto a richiamare l’impegno della scuola a tenere viva la memoria della Shoah, senza preoccuparsi seriamente delle risorse disponibili.
Quindici anni fa molte scuole, proprio utilizzando i fondi per l’autonomia e per il progetto “Storia del ‘900” riuscivano ancora ad organizzare qualche viaggio ad Auschwitz e in altre luoghi della “memoria”. Ora, per farlo, bisogna far pagare tutto agli studenti fino all’ultimo centesimo. 
Dovremmo allora stupirci se un giovane “connesso” e “digitale” pensa che Hitler sia il centravanti del Borussia o che SS stia per “sesso super” ?

Reginaldo Palermo

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