“Non è pensabile che oggi solo chi sceglie il liceo classico o nasce in una famiglia che ha una biblioteca familiare con centinaia o migliaia di volumi possa arrivare in età adulta ad avere una sensibilità per l’arte: per questo introdurremo lo studio della storia dell’arte , in tutti i livelli dei licei, a partire dal biennio, naturalmente con un dosaggio di ore proporzionato al curriculum, e quindi di ore settimanali a crescere, per il triennio sia delle scienze umane sia nell’istituto turistico”.
“Ci costerà più o meno 25 milioni di euro all’anno. Sapete a quanto ammonta il budget del Ministero dell’Università? 51 miliardi all’anno. Ce la faremo? Sì, dobbiamo farcela”.
L’intervento della Giannini, scrive ancora Il Sole, ha puntato pure a ristabilire l’unione tra due ministeri, quello dei beni Culturali e quello dell’Istruzione, spesso insensatamente separati: “Da noi è successo che ci si è occupati dei prodotti, cioè i beni tangibili, i monumenti, la tutela, la valorizzazione, di cui si è parlato oggi, ma non tanto fino a oggi, soprattutto la conservazione del patrimonio monumentale. E, invece, la sensibilità culturale da diffondere attraverso la scuola, attraverso l’introduzione e il potenziamento di certe materie, il miglior collegamento tra una formazione teorica e l’acquisizione di competenze pratiche, tutto questo è rimasto ai margini dell’agenda”.
Oltre allo studio della storia dell’arte, che rimane una prima risposta al bisogno di cultura insieme alla concretezza della sua implementazione, la ministra ha pure assicurato che volgerà la sua attenzione anche nei confronti della musica, sostenendo che “nella patria di Puccini e Verdi deve tornare a essere protagonista formativa e di prodotto sulla scena internazionale”. E ha fortemente sostenuto la necessità , oltre che di una convergenza di politiche, di un contatto costante tra tre mondi “evidenti e ben identificabili: scuola e istituti professionali di settore, università, centri di ricerca e Soprintendenze o musei”.
Ha chiuso con una nota di ottimismo, racconta Il Sole, ricordando la traccia del tema di italiano alla maturità sul “rammendo delle periferie” tratta dall’articolo di Renzo Piano: “È stata scelta da un terzo dei ragazzi: vuol dire che possiedono una sensibilità di fondo che li ha portati a riflettere sulla bellezza fragile del Paese, sulla volontà di fare della periferia un luogo di desiderio che possa tornare ad essere il motore dello sviluppo. Noi dobbiamo solo aiutarli a potenziare questa sensibilità”.
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