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Storia della Sicilia Musulmana, saggio di Adriano Di Gregorio

Ibn Jubayr (1145-1217) col suo “Viaggio in Sicilia”, Adelphi, è, insieme ad Al-Idrīsī, presenti entrambi nella “Biblioteca arabo-sicula”, la raccolta di tutte le fonti arabe sulla Sicilia di Michele Amari, uno dei narratori più precisi della Sicilia in mano agli arabi. Qui infatti staziona per oltre tre mesi, dopo essere partito da Acri nel 1184 per raggiungere Granda, la sua città natale, a seguito di un naufragio. 

La sua relazione, se rafforza la precedente di Al-Idrīsī, rimane in ogni caso testimonianza della vita politica e culturale della Sicilia durante i primi decenni del regno Normanno, mentre per capirne le organizzazioni politiche, a parte Andrea Berto, “Sudditi di un altro Dio”, Salerno, Alessandro Vanoli, “La Reconquista”, Il Mulino e Hubert Houben, “I normanni”, Il Mulino, importante appare la “Storia del pensiero politico islamico” di Massimo Campanini, per Le Monnier Università, insieme a una biografia di “Maometto” sempre per Salerno Editore e sempre di Campanini.

Dunque ampia, articolata e numerosissima è la bibliografia sulla presenza islamica in Sicilia, dentro cui non bisogna dimenticare i saggi di Franco Cardini, fa cui “Andalusia”, Il Mulino, e ora da qualche giorno aggiungere pure, a questo vasto panorama, il libro di Adriano Di Gregorio (che abbiamo già incontrato come romanziere), “Storia della Sicilia Islamica”, Edizione Efesto, 15,00 euro. 

Diviso in due capitoli, il primo sulla dominazione araba vera e propria in Sicilia, mentre il secondo indugia sui rapporti dei musulmani col successivo dominio Normanno, nonché sui lasciti culturali e politici che quella civiltà seppe trasmettere all’isola.

Libro dunque storico e di un periodo alquanto delicato, dopo la caduta di Roma, gli albori del Medioevo e l’annuncio dell’espansione araba, tanto che il libro gode, per allargarne i confini culturali, anche di una interessante e dotta prefazione dell’Imam di Catania, Kheit Abdelhafid che riassume la penetrazione araba nell’isola, sottolineandone la natura economica e commerciale, piuttosto che quella religiosa. Che è poi il punto fermo su cui tutta la storiografia moderna, come spiega Di Gregorio, si è soffermata. 

Dunque, nessuno scontro di civiltà, nessuna guerra di religione ma una invasione per la conquista di un territorio saldamente in mano ai Bizantini che controllavano i commerci, arricchendosi, nel Mediterraneo. 

Uno sbarco, dalle coste berbere, approfittando delle debolezze dell’Impero d’Oriente e pure una campagna di espansione verso una piattaforma geopolitica importantissima per i commerci verso tutta l’Europa continentale e l’Italia settentrionale.

Oltre a rappresentare l’isola un punto strategico per il controllo del mare Mediterraneo, importante è il ruolo assunto da Palermo che con gli arabi, accolti come liberatori dalle vessazioni bizantine, divenne “la più bella e la più grande città del mondo”, tanto che, narra pure Ibn Jubayr, gente musulmana, eunuchi per lo più, ancora gestiva, con Guglielmo II (1153-1189), la corte normanna. E quelle popolazioni e i cristiani convertiti, non solo erano trattati con tolleranza ma anche con manifesto rispetto.

Giustamente, fa ancora notare Di Gregorio, non ci fu nessuna supremazia ideologica o religiosa, anzi sembra proprio che l’invasione della Sicilia, sferrata il 14 giugno dell’827, con le conseguenti razzie, fu congegnata per frenare le rivolte interne alle varie fazioni interne ai califfati e fu favorita in questo dalla ormai debole forza dei bizantini sia in mare che in terra e nonostante Siracusa fosse state elette nuova capitale dell’Impero, proprio per controllare la nascente potenza araba. 

Presa Mazara man mano tutta l’isola entra nel pieno dominio musulmano, come con dovizia di particolare, date e luoghi, è descritto nel testo, fino all’arrivo del normanno  Ruggero I d’Altavilla a metà dell’XI secolo.

Due secoli, dunque, dal nono all’undicesimo, di reggenza musulmana e una presenza cruciale, che ha lasciato tracce incancellabili sul piano storico, archeologico, architettonico, culturale.

E un libro, questo di Di Gregorio, raccontato con i ragguagli del saggio storico, documentato e ricco di riferimenti bibliografici. Utile quindi per le secondarie di Secondo grado come corso monografico, ma pure per allargare i confini storici dei manuali scolastici.

Pasquale Almirante

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