Gentile redazione,
questa lettera è a nome non solo di colei che la sta materialmente scrivendo, ma è a nome di tutte quelle migliaia di persone, uomini, donne, persone con disabilità e famiglie senza alcun reddito che a causa di un’ordinanza ministeriale n. 112 /2022, il cui art. 7, lett. E) vieta agli specializzati sul sostegno, conseguito all’estero, di assumere incarichi di insegnamento o di stipulare contratti, anche a tempo determinato, fino a che il titolo non venga riconosciuto dal Ministero.
Ora, ci si domanda:
1) come sia stato possibile che il Governo italiano, nel silenzio di tutti, abbia emanato una norma che impedisca ai propri cittadini – la cui formazione è inequivocabilmente attestata da un’università statale europea e provvista di apostella dell’Aja – di poter lavorare proprio nel settore in cui si è specializzato. Dopo un anno di studio, sacrificio, ed impegno, questo titolo di studio ha lo stesso valore della carta straccia visto che siamo stati tutti quanti inseriti in prima fascia delle GPS (Graduatorie Provinciali Scolastiche) ma tutti quanti non stiamo lavorando (non possiamo farlo!).
2) come mai uno Stato di diritto come il nostro violi ripetutamente norme costituzionali quali l’art 4, l’art 117?
3) come mai uno Stato che dovrebbe tutelare i cittadini scarica le proprie disorganizzazioni ed inefficienze sugli stessi, infatti decorsi i 120 gg. previsti per legge al Ministero per il riconoscimento, i cittadini che ne hanno fatto richiesta restano in un limbo infinito e quindi nelle more che dovrebbero fare??
Nella nostra Carta Costituzionale il lavoro è un diritto/dovere, e lo Stato non deve e non può frapporre limiti nell’esercizio di questo diritto.
Le continue e palesi violazione del diritto comunitario circa la libera circolazione dei titoli di studio acquisiti in un Paese membro dell’Unione Europea non possono passare in sordina.
L’ordinanza ministeriale n. 112 scavalca anche questo sacrosanto principio.
L’assurdità di questa situazione non necessita di ulteriori commenti.
Loredana Alviti
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