Leon al tempo dei fatti aveva soltanto 13 anni e venne accolto nella fabbrica di Cracovia in cui Schindler diede rifugio ad oltre mille ebrei con tutta la sua famiglia. Emigrato a Los Angeles dopo la guerra, Leyson insegnò per 39 anni alla scuola superiore di Huntingon Park. Dopo il 1993, quando uscì il film, Leyson fu imegnato in una serie di conferenze sul tema dell’Olocasto rimpendo un silenzio in materia durato quasi cinquant’anni.
L’altro fatto riguarda un altro bambino, sempre ebreo. Vicino di casa, per diversi anni, di Adolf Hitler: tra il 1929 e il 1933 abitava al numero 16 di Prinzregentenplatz, a Monaco. In un libro appena uscito il giovane, oggi quasi novantenne, ricorda la sua infanzia, quando abitava di fronte a colui che avrebbe distrutto la sua vita, la sua famiglia e quella di milioni di ebrei.
Ogni giorno, il piccolo Feuchtwanger, passava davanti alla casa di Hitler, per andare e tornare da scuola: “Mi guardava dritto negli occhi, non credo sorridesse”, ricorda Edgar Feuchtwanger, in un libro dal titolo “Mon Voisin, Souvenirs D’un Enfant Juif”, (Il mio vicino, ricordi di un bambino ebreo) appena uscito in Francia.
“Sembra così semplice raccontare di come vivevo nella stessa strada di Hitler, del fatto che non era chissà cosa”, Feuchtwanger aveva detto una volta alla Bbc, “ma è così difficile pensare che le persone che incontravi tutti i giorni sono state poi la causa di un finimondo”. Anche una volta trasferito a Berlino, Hitler tornava regolarmente al numero 16 di Prinzregentenplatz fino alla sua morte nel 1945. “Hitler veniva a Monaco nei finesettimana. Si capiva che era a casa perché c’era la sua auto parcheggiata fuori”.
Nel 1938, il padre di Feuchtwanger venne arrestato dalla gestapo e deportato a Dachau. Tutta la famiglia fuggì quell’anno stesso per il Regno Unito. Feuchtwanger oggi vive in Francia, nell’ Aveyron.