La domanda riecheggia nelle menti dei docenti e dei compagni di scuola di Matteo, il ragazzo di 17 anni ucciso dal padre, che ha tolto la vita anche alla propria moglie e alla propria suocera prima di suicidarsi: cosa sarebbe successo se il ragazzo fosse andato a scuola al solito orario e non fosse rimasto a letto?
Proprio mercoledì scorso, giorno dell’assassinio, il ragazzo doveva entrare a scuola alle 9,30 a causa di un’assemblea e non alle 7,45, come al solito. La furia del padre di Matteo si è scatenata proprio alle 7,30, mentre lui dormiva, orario in cui avrebbe già dovuto essere fuori di casa. Per questo i compagni del ragazzo si chiedono: cosa sarebbe successo se non ci fosse stato questo stravolgimento?
“Che bello prof, domani dormo un’ora in più”, questo ciò che avrebbe detto il ragazzo il giorno prima di morire ad una docente, che lo ha raccontato in lacrime, come riporta La Stampa. “Era uno dei più bravi della sua classe – dice la dirigente scolastica –. Certo questo cambia poco, è comunque una grave perdita, un ragazzo così giovane. Era un ragazzo molto tranquillo. Da quel che sappiamo non c’erano problemi in casa, però chi lo sa se quest’estate fosse successo qualcosa, d’altronde la scuola è appena iniziata. Ricordo solo che il padre è sempre stato molto apprensivo, soprattutto nel biennio quando vivevamo ancora in pandemia. La moglie aveva avuto problemi di salute e lui si premurava che il figlio indossasse sempre la mascherina e non portasse il virus in casa ma non gli ha mai vietato nulla. Eccelleva in tutto, faceva persino i corsi che di solito fanno gli alunni più grandi di lui”, questo il suo racconto. “Non oso immaginare come reagiranno i ragazzi. Servirà un importante sostegno psicologico”, ha concluso.
Il ragazzo frequentava un istituto superiore di Alessandria, lo stesso in cui insegna il noto prof influencer Sandro Marenco. Quest’ultimo, ovviamente, è stravolto. Ieri ha scritto un commovente post su Facebook in cui ha espresso i suoi pensieri: “Ciao Matteo, non eri il mio alunno ma eri anche tu un mio alunno. È davvero difficile scriverti qualcosa in questo momento perché provo un dolore misto tristezza molto profondo. La scuola, la nostra scuola, la tua scuola, perde un patatone buono, un ragazzo che ha saputo lasciare il segno. I tuoi prof ti descrivono con cuore e questo significa che tu hai portato il cuore nella tua classe e nei nostri corridoi. Vorrei abbracciarti e dirti che non è giusto, che non lo meritavi. Ma io sento di voler abbracciare tutti i tuoi compagni, tutti gli alunni, i colleghi. Siamo nel dolore e dobbiamo farci forza, dobbiamo unirci. Ragazzi domani abbracciatevi e abbracciatemi. Ho il cuore che lacrima”.
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