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Crepet: “Sappiamo a che ora sono interrogati i nostri figli ma non cosa fanno la sera”

Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet non ci sta: commentando nuovamente la strage di Paderno Dugnano, luogo in cui un diciassettenne ha ucciso madre, padre e fratellino di dodici anni, se l’è presa nuovamente con i genitori e gli educatori.

Crepet è stato ospite ad Agorà Estate, su Rai3. Ecco le sue parole: “Una cena con degli adolescenti, media, dura meno di dieci minuti. Cosa si può dire in dieci minuti al lordo di un telegiornale o una partita? Come si chiede ‘come stai’? Quel ragazzo lì aveva l’inferno dentro. Qualcuno lo ha ascoltato? Esiste un prete, un docente, un allenatore? La risposta è no”, ha detto, riferendosi al giovanissimo assassino che ha detto di aver ucciso sentendosi un malessere interiore.

“Facciamo il contrario del buonsenso”

“Parlo in generale. Sto parlando di ragazzini che escono a 14 anni e nessuno sa dove sono. Gli dai cento euro e sei a posto. Dov’è la famiglia? Facciamo il contrario del buonsenso. Controlliamo i nostri ragazzi a scuola con il registro elettronico e altre cretinate. Sappiamo a che ora vengono interrogati i figli ma dopo le nove di sera non sai dove sono”, ha concluso Crepet criticamente.

Strage Paderno Dugnano, l’analisi di Crepet

Crepet aveva già commentato la tragica vicenda al Corriere della Sera: Segnali? “Ovvio, un ragazzino di 17 anni prende in mano un coltello e fa una strage, non ci sono segnali? Stiamo scherzando? Smettiamo di parlare di “famiglie per bene”, Turetta dove abitava? Nel Bronx? All’epoca di Novi Ligure sono stato preso per i fondelli, dicevano che banalizzo soltanto perché chiedevo se in quelle famiglie – e all’epoca non c’erano i social – alla sera, a cena, ci si chiede anche come va. Figuriamoci oggi con i social”.

Crepet accusa i social: “Peggiorano la situazione di un milione di volte. Chi dice di no è in malafede. Gli omicidi? Lui l’ha fatto, mille altri ci hanno pensato, e comunque questi casi non sono così rari. Questa è una società violentissima e il carcere non è un deterrente. Recupero psicologico? Andrebbe cambiato il carcere minorile, ci vorrebbero persone con capacità di intervento, non neolaureati”.

Infine un riferimento alla scuola: “Le famiglie non funzionano, la scuola è abbandonata a sé stessa. Negli Stati Uniti ogni mese esce un libro sull’impatto della tecnologia digitale sui nostri figli ma non facciamo niente perché ci sono le lobby che portano a cena un senatore e sono a posto”.

Strage Paderno Dugnano, l’assassino era un “piccolo Einstein” ma quest’anno aveva avuto il debito in matematica

Il ragazzino tra tre settimane compirà diciott’anni. Il giovane avrebbe detto ai giudici di sentirsi “oppresso” dalla famiglia e per liberarsi da questa sensazione l’avrebbe eliminata. Il 17enne, che frequenta il liceo scientifico, sarebbe un genio della matematica ma, come riporta La Repubblica, era uscito con un debito proprio in matematica. E alla domanda, ieri, degli investigatori, se questo può aver avuto un peso nella sua deriva omicida, lui ha scosso la testa.

Il ragazzo in passato ha partecipato alle finali nazionali dei giochi di matematica. “Il mio Einstein”, lo chiamava la madre. “Frequentava l’ultimo anno di liceo, è un ragazzo tranquillo, sveglio, a posto. Fa sport. L’ultima persona da cui ti aspetti che possa fare del male” lo descrive un amico. Anche gli insegnanti dei ragazzi dicono che erano entrambi tranquillissimi. La scuola al momento cerca di serbare il silenzio.

Redazione

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