Il fallimento umano degli stati africani, in cui oltre 35 su 50 si trovano in guerra (più del 20 % della popolazione è interessata dai conflitti in corso), rappresentano il triste fallimento dei tentativi di mediazione occidentali rivelatisi un nulla di fatto. La comparsa della Jihad, che sempre più prende piede nell’Africa Saheliana, Subsahariana e sud-orientale sub-umida, è divenuta la principale preoccupazione delle milizie regolari dei paesi – sempre se non barbaramente sostituite dall’ennesimo colpo di stato irregolare – per via della barbarie, imprevedibilità, dal sapore rivoluzionario e religioso che porta con sé. In Africa i servizi di base sono quasi del tutto assenti, per via di enormi problemi di investimento (si veda il debito estero che costituisce nei casi più gravi oltre il 60 % del PIL degli stati), il calo generale dell’ISU (s’ipotizza intorno ad un punto e mezzo percentuale per persona/anno) e dell’alfabetizzazione raggiunta in età coloniale. Ora questa interessa, in alcune aree del paese, due terzi delle donne e la metà degli uomini, sempre a ricordo che anche l’educazione nel continente è un diritto associato al genere. Il caso ugandese ricorda come la vulnerabilità politica, economica, statale legata al mantenimento del potere su base tribale possano avere impatti devastanti sulla scuola e formazione.
Secondo quanto riferito da alcune testate locali, militanti legati allo Stato islamico hanno ucciso almeno 41 persone e ne hanno rapite altre in un attacco a una scuola nell’Uganda occidentale, ha detto la polizia in un comunicato rilasciato lo scorso venerdì. “Le nostre forze stanno inseguendo il nemico per salvare i rapiti e distruggere questo gruppo”, ha dichiarato alla stampa il portavoce della difesa ugandese Felix Kulayigye, su Twitter. Le autorità non hanno detto quante persone siano state rapite dagli aggressori, membri del gruppo ribelle Allied Democratic Forces (ADF) che ha giurato fedeltà allo Stato Islamico Gli aggressori hanno attaccato la scuola secondaria di Lhubirira nella città occidentale di Mpondwe venerdì sera, vicino al confine con la Repubblica Democratica del Congo, ha detto la polizia. La polizia non ha detto quanti dei morti fossero scolari. L’esercito ha reso noto che stava inseguendo militanti delle forze democratiche alleate (ADF) dopo il raid transfrontaliero di venerdì in una scuola secondaria a Mpondwe nel distretto di Kasese vicino alla Repubblica Democratica del Congo. “Purtroppo, 37 corpi sono stati scoperti e trasportati all’obitorio dell’ospedale di Bwera“, ha detto in una dichiarazione il portavoce delle Forze di difesa del popolo dell’Uganda (UPDF), Felix Kulayigye, riferendosi a una città vicino a dove è avvenuto l’attacco. Otto persone sono rimaste ferite mentre altre sei sono state rapite e condotte dagli aggressori verso il Parco Nazionale Virunga, che si trova a cavallo del confine con la Repubblica Democratica del Congo, ha aggiunto. Ancora ignoto il numero dei docenti coinvolti: s’ipotizza, dalle prime ricostruzioni, che circa 10 fossero in servizio; alcuni cercarono di barricare le aule ma senza successo. Almeno 5, confermano le autorità, hanno perso la vita.
Il sistema di istruzione in Uganda è strutturato di 7 anni di istruzione primaria (comprendente l’asilo), 6 anni di istruzione secondaria (suddivisi in 4 anni di scuola secondaria inferiore e 2 anni di scuola secondaria superiore) e da 3 a 5 anni di istruzione post-secondaria. L’istruzione in Uganda si svolge in inglese, lingua che resta uno degli elementi post-coloniali di maggiore utilità in termini di coesione territoriale. In tutti i livelli della struttura educativa, i contenuti sono appresi e valutati in inglese. Il governo dell’Uganda riconosce l’istruzione come un diritto umano fondamentale e continua a impegnarsi per fornire un’istruzione primaria gratuita a tutti i giovani del paese. Tuttavia, i problemi con i finanziamenti, la formazione degli insegnanti spesso inadeguata, le popolazioni rurali segregate e marginalizzate dai processi educativi e le strutture vetuste e poco sicure (vedasi il recente caso di Mpondwe) continuano a ostacolare il progresso dello sviluppo educativo in Uganda. Le ragazze sono discriminate in modo sproporzionato in termini di istruzione, spesso dalle stesse famiglie su convinzioni legate al sapere locale su base etnica e tribale; affrontano barriere più importanti quando cercano di ottenere un’istruzione paritaria e ciò ha lasciato la popolazione femminile privata dei diritti civili, nonostante gli sforzi del governo per colmare il divario.
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