È tornato nella sua Venezia il corpo senza vita di Valeria Solesin, colpita il 13 novembre dalle prime raffiche sparate dai terroristi al Bataclan, mentre era assieme al fidanzato.
Nella stessa giornata, Andrea Ravagnani, il fidanzato della sociologa dottoranda, unica vittima italiana della strage di Parigi, ha raccontato che la 28enne è morta per dissanguamento tra sua le braccia: il giovane, assieme anche alla sorella e al fidanzato, sono rimasti immobili fingendosi morti per due ore, sino all’arrivo delle teste di cuoio francesi.
Ma le parole più toccanti sono state probabilmente quelle pronunciate da Alberto Solesin, Il papà di Valeria: “non sono una persona capace di odiare. È inutile ragionare su come sono andate le cose. Io non ho voluto sapere”.
“Ho visto tante ricostruzioni sul colloquio che Andrea, il fidanzato di Valeria, ha avuto coi carabinieri. Io sono stato con lui tanti giorni a Parigi, non gli ho chiesto nulla e non voglio sapere. Sapere di come sono andate le cose quella sera non cambia nulla nel destino di mia figlia e degli altri 131 sfortunati morti quella notte”, ha continuato il padre della giovane, che insieme alla moglie, alla nonna di Valeria, al fidanzato della figlia, ha passato gran parte della giornata davanti al feretro della congiunta allestita nella camera ardente a Ca’ Farsetti, sede del Municipio di Venezia.
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Per l’intera domenica è stato un susseguirsi di persone che in silenzio hanno reso omaggio a Valeria. Lunedì 23 è attesa la presidente della Camera Laura Boldrini mentre il giorno successivo, per la cerimonia civile in piazza San marco, è prevista la presenza del presidente della repubblica Sergio Mattarella. “
Abbiamo voluto una cerimonia civile. Questo è un momento – dice il padre di Valeria – che deve unire, dobbiamo cercare strade per unire. L’odio non unisce. Non costruisce nulla”. Per Alberto Solesin bisogna trovare la forza per tornare a vivere. Per non darla vinta a chi vorrebbe “far nascere quel sentimento di odio in noi. Ho visto a Parigi gente piangere, ma tornare anche ad andare ai bistrot. È quello che dobbiamo fare noi: andare in giro”.
Per il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, però è giunto il momento di riflettere su un altro punto: “oggi – ha detto il sindaco visibilmente emozionato – noi piangiamo una ragazza che non è riuscita a trovare il suo lavoro”.
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