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Stranieri, maschi e con famiglie disagiate: sono loro gli studenti più a rischio bocciatura

Nella  scuola media di primo grado gli studenti maschi, con una storia di studi poco regolari ed un background socio-economico-culturale svantaggiato, ha molte più possibilità di incorrere in insufficienze gravi, di dover ripetere l’anno scolastico o di abbandonare precocemente gli studi. Se poi è straniero tutto si complica in modo esponenziale. A sostenerlo sono i ricercatori della Fondazione Giovanni Agnelli e del Dipartimento di Sanità Pubblica e Microbiologia dell’Università di Torino, guidata dal professor Franco Cavallo, autori della ricerca ‘I ritardi scolastici 11 e 13 anni. Comportamenti, abitudini e contesto scolastico-familiare-territoriale degli studenti delle scuole secondarie inferiori con percorsi non regolari’: rappresenta una sorta di anteprima al più ampio Rapporto sulla scuola in Italia della Fondazione Agnelli, interamente dedicato alla scuola media, che sarà presentato in autunno attraverso una pubblicazione edita da Laterza.
La base dello studio è stata l’indagine internazionale ‘Health Behavior in School-aged Children’, patrocinata dall’Oms, svolta in 43 paesi e orientata a studiare fenomeni e comportamenti che possono avere effetti sulla salute dei ragazzi di 11, 13 e 15 anni che frequentano la scuola secondaria di primo e secondo grado.
In base a quanto anticipato il 20 maggio,  chi consuma alcool “almeno una volta al mese” è in ritardo negli studi con una probabilità del 50% maggiore rispetto a quella di chi l’alcool lo consuma“raramente o mai”. Chi fuma “più o meno regolarmente” ha una probabilità di 4 volte superiore rispetto a quella di chi non fuma di essere in ritardo negli studi. Se poi il tempo trascorso a guardare la Tv non influenza la regolarità degli studi,
ad ogni ora spesa a giocare ai videogames, oltre il tempo medio speso dai propri pari nella stessa attività, è associato un aumento del 20% della probabilità di essere in ritardo negli studi.
Ma è soprattutto l’origine straniera a costituire un fattore di rischio per il ritardo scolastico, in particolare nel caso di figli di non italiani arrivati nel nostro Paese in età scolare (la cosiddetta generazione 1,5): in questo caso la probabilità di essere in ritardo in I media – dice la Fondazione Agnelli – è di circa 18 volte superiore a quella di un italiano, 19 volte in III media!.
Ma non solo: se uno studente di seconda generazione (figlio di stranieri nato in Italia) arriva alle scuole medie senza un condizione di ritardo statisticamente diversa da quella di un italiano, la ricerca ha evidenziato che entro la III media la sua probabilità di perdere uno o più anni per strada cresce fino a diventare di 3,5 volte superiore a quella di un suo compagno di classe italiano.
La ricerca è anche servita a comprendere le cause di questa netta tendenza: si è scoperto che gli adolescenti di origini straniera in difficoltà a scuola hanno spessi dei genitori privi di titolo di studio e vivono in condizioni economiche disagiate. La loro mancata integrazione è però anche figlia di un sistema scolastico inadeguato ad accoglierli come si dovrebbe. In parte – sostiene la Fondazione Agnelli – si spiega in ragione dei problemi linguistici e di adattamento al nuovo contesto che ostacolano i giovani stranieri, i quali hanno bisogno di più tempo per trovare il giusto ritmo scolastico. L’enorme differenziale di rischio è, però, anche frutto di una pratica didattico-organizzativa che non appare adeguata a prevenirlo e contenerlo.
Sarebbero principalmente due le mancanze registrate nelle scuole italiane: se da una parte i nuovi arrivati vengono spesso inseriti in classi non corrispondenti all’età anagrafica, e inferiori ad essa, cumulando così un ritardo scolastico, rispetto ai coetanei di uno, due o più anni, dall’altra i ricercatori denunciano il fatto che sarebbero rare o inesistenti le forme di sostegno specifico alle difficoltà che i ragazzi di origine straniera – anche quando bene integrati nella loro classe – possono incontrare nello studio.
Il Rapporto indica, quindi, alcune delle strade che potrebbero essere percorse- “Garantire a tutti un supporto differenziato nelle ore pomeridiane in base alle caratteristiche socio-demografiche e alle carenze manifestate, anche superando il gruppo classe come già accade per gli insegnamenti opzionali. Evitare l’arretramento automatico degli studenti di Generazione 1,5 che li sottrae al gruppo dei pari età in una fase critica del processo di crescita. Favorire invece – concludono gli autori della ricerca – la loro transizione al modello scolastico italiano con l’adozione di un sistema di ‘classi di benvenuto’ da attivare prima dell’avvio dell’anno scolastico”.
Alessandro Giuliani

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