Subito dopo avere pubblicato sul nostro portale questo sondaggio del sito degli studenti, sulla nostra pagina Facebook si è aperto un robusto e complesso dibattito fra i nostri lettori, variegato, bisogna dire, e contrastante. Alcuno nostri lettori si sono pure inerpicati nei versanti della spiegazione sociologica, asserendo che il problema riguarda tutti gli ambiti lavorativi e che si faceva troppo caso all’ansia degli alunni, eccessivamente coccolati e vezzeggiati, sia dai media, e sia dalle famiglie. Altri, in contrappunto, accusavano i media di trascurare invece le ansie dei prof al loro primo ingresso in talune “gabbie” di scuole di periferia e di frontiera, dimenticando però di riflettere sul fatto che i ragazzi, essendo in età evolutiva, occorrono di un occhio di riguardo e con la differenza che se lo stress delle persone adulte, e dei docenti in particolare, deve essere gestito, anche perché, se è del tutto ingestibile, ci si può sempre rifiutare di fare l’insegnante, al contrario degli alunni. Per loro infatti la faccenda è diversa, sia perché hanno l’obbligo dell’istruzione, e sia perché vengono a scuola anche per educarsi alla cittadinanza e alla convivenza con l’altro da sè.
Questa riflessione però non toglie al nostro interesse, e quindi al nostro sito, che da sempre ha affrontato i problemi della scuola, di capire più a fondo lo stato d’animo dei prof al loro rientro a scuola dopo la pausa estiva, ben consapevoli che l’ansia si affaccia, volendo o no, appena si entra in classe, e se soprattutto è una classe nuova, ma anche mettendo piede a scuola, pensando ai colleghi con cui si sono trascorsi altri anni insieme (sono cambiati, mi accetteranno come prima, si sono fatti travolgere da altri interessi ecc.) o pensando alle nuove “reclute”, forse più aggressive, forse più capaci di gestire la mia stessa classe, forse anche più preparati ecc.
Normale amministrazione, vorremmo dire, e senza creare altra ansia e altre aspettative, insieme al luogo comune secondo cui i prof, per il mestiere che fanno, sarebbero una sorta di supereroi pronti ad affrontare qualunque problematicità e qualunque difficoltà.
Siamo profondamente consapevoli che i docenti, come ogni singolo pezzo di umanità, si porta appresso tutte le ansie e le asperità che affliggono tutti indistintamente nel nostro universo, alto e crudele, diceva il poeta: dalle cambiali ai rapporti con la famiglia, dalle incomprensioni con gli amici alle diffidenze col dirigente, dai mutui alle tasse, comprese talvolta pure i salti mortali per coprire scappatelle.
Allora, supereroi? Ma neanche per sogno. Homo sum, humani nihil a me alienum puto, diceva Terenzio. E non è forse così?
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