Sono le nuove parole d’ordine, che indicano i nuovi malesseri dei ragazzi di oggi: stress e ansia.
Sono fenomeni che colpiscono anche noi adulti, ma, da qualche anno, sono soprattutto gli adolescenti ed i giovani a soffrirne in modo particolare. Anche se, lo vediamo tutti i giorni, c’è stress e stress: lo stress da non sopportabilità dei limiti, propri, altrui e sociali, e stress come carica e grinta positiva, quella che ci consente di superare gli ostacoli e di imparare dagli errori.
Da una recente indagine Ocse sul livello di ansia degli adolescenti ne è venuta fuori questa constatazione: che i ragazzi italiani sarebbero più in difficoltà rispetto ai coetanei: il 56% si fa prendere dal nervosismo quando si prepara ad una prova (la media Ocse è del 37%), il 70% entrerebbe in forte ansia di fronte a un test, anche se si ritiene preparato (56%). E l’ansia è parente stretta dello stress.
Ma quali sono le cause dello stress di questi ragazzi? Uno potrebbe pensare alla scuola, ma in realtà la causa prima è la famiglia, per le aspettative dei genitori sui figli, rese ancora più complicate da chat delle mamme e dai registri elettronici, che consentono ai genitori di controllare la vita scolastica dei propri figli.
Lo dico sempre ai genitori: il registro c’è come garanzia, ma il modo migliore per sapere come va a scuola deve nascere dal dialogo quotidiano, non dal registro.
Il fatto è che, così, i figli si sentono sempre controllati, incapaci di sviluppare autonome forme di gestione dei propri equilibri. Controllati ed iperprotetti: ecco il vero rischio dei genitori di oggi.
I genitori non devono pretendere di gestire in toto la vita dei figli, pensando, così, di favorirli, perché, in realtà producono in loro timori, paure, cioè ancora stress e ansia.
Poi ci sono i social a dominare la scena pubblica (e privata) della vita dei ragazzi di oggi. I dati sono preoccupanti: sempre secondo i dati Ocse gli adolescenti italiani trascorrono in media 31 ore a settimana davanti a uno schermo, contro le 29 della media Osce. I social, quindi, sono corresponsabili di questo aumento di stress negativo, per il controllo social che continuamente domina la scena, tanto da renderli fragili e insicuri: tutti connessi, e un po’ tutti soli.
Ma vi è, come ci diceva, anche lo stress positivo, quello che dà carica, grinta, pensiero positivo.
La grande fatica dell’essere genitori oggi, e della vita della scuola unica interfaccia delle famiglie, è convertire in positivo l’esperienza dello stress, dell’ansia, che mai devono oltrepassare un certo limite soggettivo per diventare, invece, panico e pensiero negativo.
L’unico antidoto? Non temere i piccoli stress, non avere paura anche dei piccoli fallimenti, di qualche brutto voto, di un giudizio negativo, e puntare al fatto che “nessuno è nato imparato”, come diceva Totò, che tutti, sbagliando, impariamo.
E’ l’allenamento alla vita, alle sue complessità ma, prima di tutto, al rischio della libertà in positivo.
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