Dopo gli studenti delle scuole superiori, le proteste sembra stiano contagiando anche i giovani dell’università, stanchi di Dad e di soli contatti online. E così degli studenti del collettivo Kasciavit hanno appeso alla Statale di Milano un grande striscione rosso su cui si legge: “Cos’è rimasto dell’università?”. “Tasse, alienazione, stress, disagio, disorganizzazione, Dad”.
E gli universitari hanno spiegato: “Il dibattito sulla riapertura delle scuole superiori continua ad infiammare lo spazio di discussione pubblica, ma mentre la Ministra Azzolina è continuamente sotto i riflettori dei media, il Ministro dell’Università e della Ricerca Manfredi sembra non esistere”.
“Dalla fine del primo lockdown a maggio 2020, ogni attività, dalle fabbriche agli uffici, dai negozi ai ristoranti, dai bar alle discoteche ha ottenuto, anche se per poco tempo, la riapertura, mentre la maggior parte dei nostri atenei ha riaperto solo a inizio settembre, e quasi solo in modalità mista. Riaperture che non sono state decretate a livello nazionale: ogni ateneo infatti ha avuto la possibilità di decidere su come erogare le lezioni e come svolgere esami, lauree, laboratori e tirocini. Situazione che chiaramente ha palesato le disuguaglianze economiche tra regione e regione e tra università e università, realizzando un piano didattico disomogeneo e classista”.
“Non solo, la chiusura delle università ha dimostrato ancora una volta che il modello di università libera e accessibile a tutti è solo di facciata, che le disuguaglianze esistono e che il successo dipende dalle possibilità economiche e dal contesto di partenza, ma anche che la didattica online rappresenta un tragico impoverimento culturale per il nostro paese. L’università non è solo un luogo di pura impartizione di conoscenze, è ‘piazza del sapere’. Grazie alle università si fa, ma soprattutto si diffonde, la ricerca”.
Eppure il ministro Manfredi si era dichiarato disponibile a prorogare l’anno accademico, mentre a partire dal mese di febbraio gli studenti universitari di tutta Italia sarebbero potuti tornare a fare lezione in ateneo al 50% delle presenze.
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