Dopo le parole pronunciate dallo studente di Abbiategrasso di fronte al giudice (“non so perché l’ho fatto”) continuano i commenti e le considerazioni su quanto accaduto nei giorni scorsi nella cittadina lombarda dove una docente è stata accoltellata da uno suo allievo.
Detto in estrema sintesi c’è chi sostiene che le “colpe” sono esclusivamente della famiglia e dello studente, che peraltro è ancora minorenne anche se penalmente perseguibile.
Ma c’è chi argomenta che vicende di questo genere dovrebbe servire per interrogarci anche sui modelli educativi che più in generale vengono trasmessi dai diversi soggetti.
Qualcuno (pochissimi per la verità) parla del disagio (reale o presunto) in cui vivono gli studenti fra le pareti scolastiche.
D’altronde anche dal Tribunale che sta seguendo la vicenda fanno sapere che il caso non ha nulla che vedere con il “disagio” legato all’età o alle condizioni sociali; anzi qualcuno parla persino di possibili problemi di natura psichica o psichiatrica.
Ma ovviamente è ancora presto per tirare le somme.
Tuttavia la vicenda può essere comunque una occasione per fare una riflessione sulle condizioni in cui oggi vivono molti giovani che non sempre riescono a trovare nell’ambiente scolastico adeguate motivazioni positive.
Di questo ci parla anche la professoressa Anna Oliverio Ferraris, già docente di psicologia dello sviluppo e autrice di numerosi saggi sulla condizione adolescenziale.
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