“Il fatto drammatico successo nella scuola di Abbiategrasso, dove uno studente ha accoltellato una professoressa di italiano, sta a confermare che ogni scuola deve assolutamente avere un presidio psico-pedagogico, anche strutturato su più istituti scolastici: una struttura permanente che possa fare da counseling, da supporto, sia agli studenti sia agli insegnanti sia gli stessi genitori”: a dichiararlo alla Tecnica della Scuola è Mario Rusconi, dirigente scolastico e presidente Anp Roma.
Rusconi, più di qualcuno sostiene che oggi, con l’accoltellamento di una professoressa da parte di un suo studente, anche di buona famiglia, abbiamo toccato il fondo: è d’accordo?
Quello che è successo ad Abbiategrasso sta a dimostrare come la famiglia purtroppo risulti ormai troppo spesso assente dalle problematiche educative: queste ricadono tutte sulla scuola. E conferma anche che la scuola deve prevenire certi problemi.
Quanto c’è da preoccuparsi?
La situazione non va sottovalutata: un ragazzo di quell’età di 16-17 anni che va in giro con un coltello, con una finta pistola e così via, fa pensare che ci siamo avvicinando a situazioni estremamente pericolose. Io non vorrei, Dio ce ne scampi e liberi, che poco a poco si possa arrivare anche nel nostro Paese alle situazioni di violenza continua in ambiente scolastico che accadono negli Stati Uniti.
Diversi esperti ritengono che scuole non possono farcela da sole: è d’accordo?
Sì, dobbiamo naturalmente procedere con determinazione. E gli interventi non possono essere in mano alla singola scuola, pensando che tutto possa risolversi con l’intervento di uno psicologo, sempre che l’azienda sanitaria locale sia così generosa da poterlo fornire. Ecco perché è necessario che le istituzioni – in primis il Parlamento, il Governo, il ministero dell’Istruzione – diano indicazioni ben precise introducendo un presidio psicopedagogico nelle scuole, come noi chiediamo da diversi anni.
Anche il ministro dell’Istruzione oggi ha detto che lo psicologo a scuola sarebbe importante: però sul piano pratico si muove ben poco.
A noi risulta che il ministro Giuseppe Valditara si stia muovendo in questo senso. In parte, gli interventi si sono realizzati anche durante il periodo del Covid; solo che si è trattato, come dicono gli americani di un one shot, cioè un presidio psicologico limitato a quel periodo.
Il problema è che non ci sono finanziamenti per questo progetto. O no?
Io non so se ci siano fondi del Pnrr. Quello che è certo è che vanno sicuramente trovati, anche eventualmente ricorrendo ai finanziamenti regionali. Perché non possiamo appunto pensare di arrivare a situazioni sempre più gravi, con gli insegnanti vittime di situazioni insostenibili.
Molti docenti si sentono soli…
È vero. Ma da qualche mese alle aggressioni degli insegnanti il ministero dell’Istruzione ha reagito: perché nel loro iter giudiziario, a seguito delle violenze subite, all’occorrenza vengono affiancati dall’avvocatura dello Stato.
Può bastare?
Purtroppo occorre agire anche in fase preventiva: bisogna intervenire, soprattutto, per porre un freno, prima che le situazioni diventino dilaganti e che rischino poi di non essere più controllate. Dobbiamo riuscire ad intervenire con misure ben precise. Assieme allo sportello psicopedagogico ricreiamo quindi la figura del medico scolastico, anche questo può andare bene, almeno in una fase iniziale, anche per un gruppo di scuole.
Si tratterebbe di un ritorno all’antico?
È vero: sono tutte iniziative portate avanti con efficacia fino a 20-30 anni fa, ma che per una insensata politica di risparmio pubblico applicato allo scuola sono state poi eliminate.
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