In un Istituto Comprensivo della provincia di Treviso, durante un tema di italiano, svolto nell’anno scolastico 2016/2017, uno studente scrive nell’elaborato dal titolo “Lettera ad un amico…” delle accuse e delle vere e proprie diffamazioni contro una sua docente. Adesso arriva la sentenza di condanna per i genitori dello studente diffamatore.
Ai sensi dell’art. 2048 del CC, il genitore risulta infatti responsabile per la “condotta offensiva e denigratoria del figlio minore” e questo è il principio ribadito nel dispositivo, tanto che la famiglia è stata condannata ad un cospicuo risarcimento oltre al rimborso delle spese legali.
Nella causa, seguita dall’Avvocato Innocenzo D’Angelo con il patrocinio della Gilda di Treviso, il giudice sottolinea come aggravante il fatto che i genitori si siano sottratti al confronto con la scuola, richiesto prima dalle insegnanti e poi dal dirigente, venendo meno così alla loro responsabilità educativa.
I genitori in sede di conciliazione hanno sostenuto che le motivazioni del fatto che lo studente avesse scritto, all’indirizzo della docente, frasi come “è sclerata” oppure “è da casa di ricovero”, fosse causato da atteggiamenti vessatori che la stessa docente avrebbe rivolto allo studente in riferimento alla sua obesità.
Fallita la conciliazione si è passati alla causa civile con l’esito della condanna dei genitori che si erano sottratti a un costruttivo incontro con la scuola per risolvere il caso emerso dalle gravi esternazioni del ragazzo nel tema.
“Per il sindacato, sempre in prima linea nel tutelare l’immagine e la dignità professionale degli insegnanti anche in quanto pubblici ufficiali” commenta la Coordinatrice provinciale della Gilda di Treviso Michela Gallina “questo pronunciamento rappresenta un’importante vittoria nonché un rilevante precedente per frenare la deriva di comportamenti aggressivi e denigratori sempre più spesso attuati con superficialità da alcuni genitori ed alunni e portare l’attenzione su una più ampia riflessione rispetto all’importanza del ruolo che la figura del docente invece riveste sotto il profilo educativo e formativo”. E continua: “Mi auguro che questa sentenza sia un segnale che spinga alcune famiglie a modificare gli atteggiamenti svalutativi e l’unico rammarico è che per ristabilire un rispetto dei ruoli e dell’autorità si sia dovuti ricorrere al giudice anziché al buon senso e senso civico di cittadini che dovrebbero essere di esempio per i figli. A volte invece viene dimenticato quel patto educativo che vede uniti genitori e docenti per il raggiungimento di un fine comune, dove l’unione e la sinergia diventano un punto vincente di forza. Un pensiero va anche a quei genitori che invece sanno manifestare gratitudine verso chi si occupa quotidianamente con dedizione all’educazione e alla crescita dei loro figli e forse questo periodo di emergenza e la chiusura delle scuole ha proprio consentito a molti di riflettere sull’importanza e la peculiarità insostituibile che la relazione educativa docente-discente riveste, relazione destinata a durare nella memoria per molto tempo”.
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