Ancora una denuncia per la mancata o scarsa assistenza ad un ragazzo disabile non autosufficiente. A produrla, attraverso una lettera pubblicata da uno dei principali quotidiani nazionali, è la madre di un giovane ragazzo tetraplegico residente a Milano, iscritto alla seconda superiore all’Itsos ‘Albe Steiner’.
Questa la storia: con l’inizio dell’anno scolastico al ragazzo, benché con un’altissima percentuale di invalidità, sarebbe stato assegnata dall’Usp una quota di ore di sostegno dimezzata rispetto a quella canonica: quindi 9 anziché 18 settimanali.
Così, rimanendo la maggior parte delle ore privo di assistenza diretta, e contestualmente non trovando supporto negli altri docenti o nel personale addetto, la mamma ha detto di essere costretta a fermarsi nell’orario scolastico perchè “nessuno è disponibile ad a portarlo al bagno“.
La storia raccontata nella lettera ha bisogno di pochi commenti. “Ecco – scrive la mamma del giovane studente disabile – come inizia l’anno scolastico 2010 per mio figlio affetto da tetraparesi: le ore di sostegno settimanali passano da 18 a 9; nessuno è disponibile a portarlo in bagno (perché tutto il personale è occupato in altre mansioni), così spesso mi fermo io a scuola nell’orario scolastico per aiutare la scuola ad affrontare una situazione che sembra ingestibile. Come si è arrivati a questo punto? Queste le risposte che ho ricevuto: il preside ha fatto domanda al Comune e al provveditorato, documentando tutte le spese sostenute l’anno scorso, ma il rimborso che ha ricevuto è stato poco più che simbolico“.
La storia raccontata nella lettera ha bisogno di pochi commenti. “Ecco – scrive la mamma del giovane studente disabile – come inizia l’anno scolastico 2010 per mio figlio affetto da tetraparesi: le ore di sostegno settimanali passano da 18 a 9; nessuno è disponibile a portarlo in bagno (perché tutto il personale è occupato in altre mansioni), così spesso mi fermo io a scuola nell’orario scolastico per aiutare la scuola ad affrontare una situazione che sembra ingestibile. Come si è arrivati a questo punto? Queste le risposte che ho ricevuto: il preside ha fatto domanda al Comune e al provveditorato, documentando tutte le spese sostenute l’anno scorso, ma il rimborso che ha ricevuto è stato poco più che simbolico“.
Il racconto, a questo punto, diventa comune a quello che ogni estate o inizio d’anno scolastico possono fare le famiglie di migliaia di studenti. “In provveditorato mi hanno detto che ‘i ragazzi crescendo devono diventare sempre più autonomi’ e che in ogni caso ‘mancano le risorse’. Non mi resta, così mi hanno detto, che fare ricorso al Tar… Ringrazio per il consiglio, ma… intanto? Ultima considerazione: ho iscritto mio figlio a questa scuola, dopo che in numerose altre mi era stato risposto: ‘Gentile Signora, la nostra scuola, purtroppo, non è in grado di accogliere suo figlio… si rivolga altrove, perché davvero non possiamo seguirlo come meriterebbe…’. Devo concludere che anche l’Albe Steiner avrebbe dovuto rispondermi così?“. Ogni commento è superfluo. Rimane però un dubbio: anche se i docenti non danno la loro disponibilità, la legge prevede che al bagno un ragazzo con disabilità grave debba essere normalmente accompagnato dagli assistenti comunali addetti – più noti come Aic – o dal collaboratore scolastico che ha frequentato il corso per questo genere di necessità. Ci penserà comunque il Tar, seppure ad anno scolastico abbondantemente iniziato, a dirimere la questione.