Dopo l’episodio della ragazza fatta bendare dalla professoressa del liceo Montanari di Verona, oltre alla Rete degli studenti, molta politica si è scagliata contro la docente, rea di praticare la cultura del sospetto, mentre la ragazza si dichiara umiliata: “sembra che un voto valga più della dignità e dell’apprendimento di ciascuno di noi. Situazioni vergognose, frutto di un sistema di valutazione che denunciamo da anni”, così alcuni studenti.
Tuttavia, ci chiediamo, un motivo per cui la prof abbia scelto questa modalità di verifica deve esserci. Se poi il sistema di valutazione è da rivedere, questo è un altro discorso che non riguarda il caso in questione ma tutta l’organizzazione scolastica basata proprio sul voto e dunque sul merito e sul premio.
E per premiare il merito una modalità si deve trovare. Oggi è concentrata, nella didattica in presenza, sulla interrogazione e sulle prove scritte, dal cui esito scaturisce la promozione all’anno successivo o la conquista del diploma che riporta pure un giudizio, rappresentato da un solo voto finale che non è uguale per tutti.
E allora se il prof, tra i suoi tanti compiti, ha pure quello di fare il giudice, stabilendo un punteggio, e dunque un giudizio, dovrà pure avere la possibilità di stabilire come ricavarlo. E per giungere a questo risultato, in base alle condizioni in cui si trova, avrà bisogno di inventarsi qualcosa. Come accade nel caso della Dad.
Se già in presenza, nelle ore dedicate allo scritto, è espressamente prevista la vigilanza proprio per evitare di scopiazzare e dunque consentire una valutazione quanto più oggettiva possibile, come fare lo stesso a distanza?
E nella interrogazione orale, se è già difficile controllare i suggerimenti (quelli che pierino delle barzellette chiede ai compagni), come fare se questa avviene dietro uno schermo sotto il quale si possono avere testi, tesine, foto e pure quei suggeritori invocati sempre dal Pierino delle barzellette?
Ma non solo. I docenti ben sanno che nella valutazione di ciascuno alunno i giudici più severi e intransigenti sono proprio i ragazzi, i compagni di classe. E sono loro che bollano di inefficienza se sbaglia, e talvolta si sbaglia, il loro prof.
E sanno pure che i furbetti che la passano franca alle interrogazioni o agli scritti hanno pure l’ardire di vantarsi e poi sfottere il docente che si è fidato, umiliando di contro l’alunno che ha sgobbato.
E c’è ancora un’altra questione che i politici in modo particolare, stracciandosi le vesti sulla scelta della prof di bendare l’alunna, non hanno esaminato: la considerazione sociale dell’intera classe dei prof., sulla quale spesso dissertano.
Perché, solidarizzando con l’alunna e impedendosi di capire la motivazione della docente, non hanno fatto altro che aizzare ancora una volta i genitori a chiedere spiegazioni dei motivi per cui il loro pargoletto è stato bocciato, ha avuto un voto brutto, ha preso una nota sul registro. Motivano, alzando lai, i più facinorosi a difendere i figli anche a colpi di bottiglia, a spintoni, a minacce.
In altri termini, invece di prendere con le dovute cautele questo caso e interrogarsi con scrupolo e coscienza dei motivi della scelta della prof, hanno subito sparato giudizi, invettive, minacce di sanzioni, di interrogazioni parlamentari e così via.
Nessuno ha detto: perché l’ha fatto? E se l’ha fatto, avrà avuto un motivo? E se c’è un motivo, quale può essere? E può essere che la prof è così didatticamente sadica, irrazionale, sprovveduta da imporre la banda a prescindere?
“Dopo un anno di DAD e di scuole che aprono e chiudono continuamente, invece di concentrarci tutti insieme su come recuperare questo danno formativo e psicologico enorme, si pensa a bendare le studentesse e alla bocciatura”, dicono ancora gli studenti della Rete.
Ed è vero, ma i prof questo “ordine” hanno avuto: continuare a svolgere il loro lavoro, giudicando e valutando e assegnando voti anche in Dad. E per farlo e per fare valere un minimo di giustizia, fra chi si impegna e suda e chi strafotte di strafottenza, devono trovare un sistema.
Nel caso in questione la prof si è inventata questa modalità: forse esagerata, ma utile, a suo parere, per stabilire un minimo di equità di giudizio nella sua classe.
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