La storia è quella di una studentessa di 23 anni, oggi al quinto anno di medicina. Chiara Cumella ha 13 malattie rare e nel corso della sua vita si è battuta per continuare i suoi studi e raggiungere il suo obiettivo, quello di diventare un’anestetista.
L’aspirante medico si racconta alla Tecnica della Scuola per far conoscere la sua storia, una realtà piena di operazioni, lotte, ma avvolta da tanta forza di volontà.
“La mia passione per la medicina é nata quando avevo cinque anni – racconta Chiara – e si é rafforzata tantissimo negli anni quando per i miei problemi di salute nessun medico mi credeva e capiva. Frequento il quinto anno della facoltà di medicina del Fondo Proserpina di Enna, partner e gestore dei servizi dell’università Rumena di Galati e ho chiesto di fare le lezioni online, come era accaduto durante la pandemia, in attesa dell’ennesimo intervento in America che purtroppo per una serie di motivi, non so ancora quando avverrà e per quanto tempo starò meglio dopo”. Alla sua richiesta, la giovane siciliana non ha trovato riscontro. L’Università, mettendo in atto le ultime disposizioni post Covid, ha interrotto la modalità online delle lezioni, non mantenendo opzioni valide per chi è impossibilitato a frequentare.
“Non ho mai chiesto di non fare tirocinio o avere degli sconti, anzi – continua – ne ho già svolto una parte e dopo l’operazione continuerò. Ma in questo periodo le lezioni sono teoriche e io non riesco ad organizzarmi a causa delle terapie pre-intervento”.
E aggiunge: “Per tutta una vita mi sono sentita dire che una come me deve frequentare le corsie degli ospedali come malata e non come medico. Adesso basta, nessuno può negare il diritto allo studio a chi ha meno e per chi come me che è disposto nonostante tutto a mettersi in gioco si dovrebbero creare ponti e non barriere”.
Se all’università Chiara sta riscontrando dei blocchi, non si può dire la stessa cosa per il suo passato a scuola, infatti racconta: “Alle scuole medie e superiori i miei professori mi sono stati sempre accanto con grande professionalità e umanità anche se all’inizio del mio percorso ho dovuto lottare insieme alla mia famiglia affinché mi venisse garantita un’istruzione pari a quella dei miei coetanei”.
Una battaglia non ancora vinta quella di Chiara che non vuole fermarsi davanti all’ennesimo ostacolo e, anzi, vorrebbe far conoscere la sua storia per aiutare altre persone che come lei stanno affrontando delle malattie: “Ciò che vorrei che uscisse fuori da tutto questo è che quelli come me possono avere la garanzia e il diritto di proseguire i propri studi e nei periodi più difficili della malattia vorrei che invece di essere ‘messi da parte’ per non dire ‘maltrattati’ solo perché nonostante tutto, si voglia continuare a studiare, ci si ricordi che anche noi abbiamo il diritto come tutti gli altri di creare e sognare il futuro e di capire che anche con le disabilità si può dare tanto nel proprio lavoro, soprattutto se si ama veramente”.
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