Anche quest’anno, al liceo classico Zucchi di Monza, alcuni ragazzi hanno deciso di portare l’attenzione sulla tematica della mascolinità tossica. In che modo? Andando a scuola indossando delle gonne. Con questo gesto, che ha e sta avendo ovviamente grande risonanza sui social, si spera di cancellare gli stereotipi di genere che purtroppo, ancora oggi, sono ben radicati nella nostra società. La dirigente scolastica dell’istituto, però, nonostante non abbia vietato l’iniziativa, non è d’accordo con le sue ragioni.
L’idea è nata due anni fa e l’anno scorso ha ottenuto grande attenzione mediatica. Ecco le motivazioni dei ragazzi che hanno partecipato, riportate da IlFattoQuotidiano.it: “Vogliamo far sentire la nostra voce da un lato contro gli stereotipi sul corpo femminile, ma anche rispetto a quelli relativi al modo di vivere la mascolinità. Per le ragazze, perché non è detto che indossando una gonna vogliano far esibire il loro corpo e attirare l’attenzione. Vogliamo opporci al maschilismo tossico che vuole l’uomo per forza macho, forte e aggressivo. Al contrario, anche il maschile deve potersi esprimere con le proprie emozioni, fragilità e debolezze”.
“Sono non binary – racconta uno studente a Il Giorno – mi pesa molto che in classe vengano usati i miei dati anagrafici femminili, chiedo di usare i pronomi maschili e ho preso l’abitudine di usare abbigliamento maschile. Però ho capito che usare la gonna non mi rende meno maschio, piuttosto che un paio di pantaloni. È indifferente. Dopo tutto sono solo indumenti. Ho deciso di essere libero e di indossare ciò che voglio. Adesso sul registro di classe sono configurato come femmina, non ho ancora fatto coming out ufficialmente, ma mi sto informando circa le modalità per richiedere la carriera scolastica alias”.
La preside del liceo, Rosalia Caterina Natalizi Baldi, intervistata da IlFattoQuotidiano.it, ha commentato il tutto precisando di non essere stata avvisata in anticipo delle intenzioni dei ragazzi. “L’ho scoperta stamattina quando mi hanno detto che davanti ai cancelli c’erano dei giornalisti. Non sapevo che avessero anche quest’anno organizzato questa manifestazione”.
“Non posso imporre loro di venire vestiti in un modo o nell’altro. L’importante è che ragionino e che si continui a fare scuola”, ha precisato. Secondo la dirigente è giusto protestare per questi motivi; ma lo si dovrebbe fare attraverso azioni concrete, non con gesti che attirano l’attenzione ma poi lasciano il tempo che trovano: “Disapprovo totalmente questa manifestazione che è una libera iniziativa di qualche ragazzo e non certo della scuola. Vorrei che comprendessero che con la parola e con i comportamenti quotidiani si ottiene molto di più che con azioni plateali come questa. Che senso ha andare in classe con una gonna?”.
“Guardi, se lei fosse qui conterebbe sulle dita di due mani i partecipanti. In ogni caso, noi siamo un liceo classico e educhiamo all’uso della parola che è il mezzo per manifestare le proprie idee”, minimizza la ds. “Come lo scorso anno mi aspetto qualche mail da parte dei genitori: ci sarà chi elogia l’idea dei ragazzi e chi avrà da dire contro. A me interessa che gli studenti vengono in classe. Se poi lo fanno in quel modo…hanno mutuato questa idea dal mondo anglosassone”.
Alcuni docenti, invece, come scrive Il Giorno, hanno addirittura consigliato ai ragazzi di proseguire tutto l’anno con l’iniziativa, indossando gonne e pantaloni in modo indifferenziato, facendone una prassi consolidata.
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