“Faremo alla fine di novembre la Conferenza nazionale della scuola. L’ultima venne fatta nel 1990 dall’allora ministro Sergio Mattarella. Dopo questi trent’anni tocca a me convocare questo nuovo momento di chiamata generale a una riflessione sulla scuola. Anch’io sono convinto che sia giunto il momento di farlo”: l’aveva annunciato il ministro Bianchi all’atto del suo insediamento, ma cose si vede nulla di tutto questo è successo.
A ricordare questo annuncio, un articolo sul Fatto Quotidiano del 21 febbraio, nel quale fra l’altro viene pure riportata l’inquietudine degli studenti, pronti a proporre una riforma complessiva della scuola: “Se non la fa il ministro ci pensiamo noi”, vale a dire studenti, insegnanti, pedagogisti e genitori.
Secondo quanto riporta l’articolo, inoltre, l’Unione degli Studenti, con il supporto di organizzazioni come ActionAid e con la partecipazione della Flc Cgil, di “Libera”, “Arci” e di altre realtà, a Roma ha organizzato “Gli Stati Generali della Scuola” per discutere del futuro dell’istruzione, come precisa il coordinatore nazionale dell’Uds: “È necessario ripensare strutturalmente e complessivamente il mondo della scuola. Vogliamo che la politica ascolti la componente studentesca. Gli Stati Generali della Scuola sono stati un momento storico. Non possiamo più aspettare, una riforma dell’istruzione pubblica nel nostro Paese non è solo possibile, è necessaria”.
Le proposte lanciare riguardano, una seria revisione della valutazione; lo psicologo negli istituti; l’accessibilità nelle scuole per i disabili; l’abolizione della lezione frontale e dell’ex alternanza scuola-lavoro.
Ma chiedono pure di aumentare il numero dei ragazzi in consiglio d’istituto. Tuttavia l’idea più interessante che viene dagli studenti, che si coordinano attraverso i social, riguarda la riforma della scuola, richiesta, precisa ancora il Fatto, anche dai dirigenti, dagli insegnanti e dai genitori. Proprio a partire da questa settimana, dovrebbe iniziare un percorso d’incontri tra pedagogisti, maestri della scuola dell’infanzia e della primaria, professori delle secondarie, Ata, studenti, genitori e terzo settore per mettere in cantiere una Legge d’iniziativa popolare per chiedere la revisione del primo ciclo.