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Studenti aquilani uccisi da due pilastri mancanti: uno strutturale e l’altro dello Stato

È tutto scritto in una perizia tecnica allegata al fascicolo della Procura della Repubblica dell’Aquila che riguarda l’edificio di via XX Settembre, crollato nella notte del terremoto abruzzese.
Ma il pilastro mancante non è l’unica causa del crollo, lo sono anche il progettista che non aveva previsto in alcuna parte dell’edificio un sistema resistente adatto a sopportare azioni orizzontali provenienti da tutte le direzioni, l’impresa esecutrice dei lavori che non aveva disposto le staffe di armatura dei pilastri all’interno dei nodi della struttura, secondo quanto previsto dal progetto, il calcestruzzo usato che appare fortemente disomogeneo da potersi definire scadente e in complesso di qualità inferiore rispetto alle specifiche progettuali.
Altre negligenza operative che sono emerse riguardano la mancanza di lavori di adeguamento funzionale delle strutture in relazione al cambiamento di destinazione di uso da civile abitazione a residenza universitaria e la cattiva posa in opera degli impianti termici, idrici ed elettrici. Tutti questi aspetti tecnico strutturali, scrivono ancora i periti nella loro relazione, non sono mai stati oggetto di valutazione da parte dei responsabili delle varie amministrazioni dello stabile, dei vari progettisti, dei direttori dei lavori. Per questi motivi sono morti una prima volta gli studenti aquilani.
Ma oggi si apprende la notizia dell’intercettazione choc in cui un ex prefetto dell’Aquila dice di aver riso pensando alla sua finte lacrime durante la visita davanti allo studentato distrutto dal terremoto del 2009. Finte lacrime che hanno causato la durissima reazione del rappresentante dei Familiari delle Vittime della Casa dello Studente dell’Aquila e che dice: “Se questi sono gli uomini dello Stato bisogna trovarne altri. Questi soggetti rappresentano solo fame di potere. Non sono rappresentanti delle istituzioni”.
Finte lacrime che possono uccidere una seconda volta. Tristi episodi che dovrebbero far riflettere su come lo Stato a volte non riesce a selezionare le sue migliori competenze.

Aldo Domenico Ficara

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