I lettori ci scrivono

Studenti atleti: tutti bravi ad applaudirli, ma talora la scuola li ostacola

Mia figlia nasce in Cambogia nel marzo del 2002, da noi adottata all’età di 11 mesi. A soli cinque anni scopre il pattinaggio sul ghiaccio.
Da lì un vortice: usciva da scuola, mangiava un panino ed entrava in pista per uscirne la sera. Studiava sino alle 24:00. Entra nella Nazionale Italiana a soli 13 anni.  Competizioni nazionali ed internazionali con ottimi risultati. A fine anno sempre promossa.
A soli 16 anni si trasferisce a Bergamo per seguire la sua passione; costretta a lasciare la scuola pubblica; tutto ciò per seguire le lezioni in un Istituto privato. Allenamenti di otto ore al giorno, poi a scuola sino alle 22:00.
Alla fine del quarto anno viene promossa con la media dell’8. Quest’anno gli esami di Stato.
Si prepara, benchè sia costretta a lasciare Bergamo il 22 febbraio 2020 per non farvi ritorno. Resterà chiusa in casa sino al 10 luglio 2020, quando sostiene la prima prova scritta dell’esame preliminare previsto per i c.d. “privatisti”, lontana dal suo adorato pattinaggio ma con la speranza di sostenere e superare l’esame di maturità perché, essendo l’atleta più giovane della Nazionale Italiana iscritta all’Università, avrà il diritto e l’opportunità di partecipare alle Universiadi: le Olimpiadi degli universitari. Sostiene le prove scritte ed orali degli esami preliminari, ma viene fermata da docenti ben consapevoli del suo sforzo e pur conseguendo ottimi risultati in diverse materie; “bloccata” perché non consegue la sufficienza in tutte le materie, come richiesto ai c.d. privatisti per poter accedere all’esame di Stato.
Lo smarrimento è indescrivibile. Potrebbe aver giocato l’emozione? La vogliamo compatire? Lei era ben consapevole di giocarsi quello per cui lavorava dall’età di cinque anni rinunciando a gite, amici, cene, vacanze? L’anno scorso ha avuto solo 4 giorni di vacanze estive. Mai un ripensamento. Quest’anno,  in cui la didattica a distanza è stata universalmente riconosciuta, soprattutto i limiti della stessa, tanto che la Ministra ha ben pensato di far accedere all’esame di Stato tutti gli studenti, anche quelli che presentavano insufficienze, promuovendo di fatto ogni allievo, mia figlia ha visto cancellate con un colpo di spugna le aspirazioni come i patimenti, i sogni di una vita.
Mi domando: ma il percorso di ben 5 anni, costellato di promozioni doveva e poteva avere un peso decisivo? Pare di no. L’assurdità è che un intero consiglio di classe ha votato all’unanimità; hanno votato “no” anche i docenti che le avevano dato la sufficienza o addirittura più della sufficienza (7 e 8).
A questo proposito mi rivolgo a voi cari docenti: “Siete certi, in piena coscienza, che tutti quelli a cui avete consentito di accedere all’esame di Stato non avevano neanche una insufficienza? O avete ammesso anche quegli studenti  che al termine di un periodo di didattica a distanza, comodamente seduti in casa propria, non sono stati in grado di superare i propri deficit scolastici? Mentre mia figlia associava allo studio anche incessanti allenamenti “a secco” (come si dice nel gergo del pattinaggio), perché non ti puoi permettere neanche di prendere 1 Kg e nonostante tua madre sia diventata la “panettiera” della zona, al pari del 90% delle mamme italiane. A quei ragazzi è stato consentito di partecipare agli esami di Stato ed oggi  si godono le vacanze tanto sognate. Mia figlia non avrebbe avuto neanche queste, per l’ennesimo anno: è partita ieri per gli allenamenti estivi. Allenamenti che avrebbe potuto riprendere il 4 maggio 2020 ma non si è adagiata, non si è concessa “sconti”. Vi prego, andate su internet e vedete Chenny Paolucci e la bellezza delle sue evoluzioni. Siamo tutti bravi ad applaudire i nostri atleti quando rappresentano con orgoglio l’Italia, ma in quei momenti ricordiamoci l’impegno, i patimenti, le sofferenze per gli infortuni, le mattine gelide ad attraversare in solitudine una città del Nord, che non ti appartiene, pensando al sole romano. Vincere anche il senso di solitudine. Il sorriso sul podio dura 10 minuti, ma per chi come lei lotta per un impegno sano ed importante, dura una vita. Così come le durerà una vita la delusione per questo colpo di spugna, come se i sacrifici degli ultimi dieci anni di vita non avessero alcun senso. Ragazzi di serie A: quelli frequentanti la scuola pubblica; ragazzi di serie B: quelli che, come mia figlia, si permettono di coltivare i propri sogni, ovviamente senza abdicare all’istruzione. Ma se la scuola pubblica considerasse gli sportivi ed il loro impegno, vi chiedete se i genitori si indebiterebbero per farli andare a scuola privata?
In altri Paesi mia figlia avrebbe ricevuto borse di studio e l’accesso alle migliori Università. La verità è che in Italia non potrà mai nascere un Bill Gates perché il talento fuori dagli schemi precostituiti non ha alcun valore. Nonostante questa terribile pandemia abbia colpito tutti, indifferentemente, con queste assurde decisioni la Ministra Azzolina ha deciso di dare una bella lezione di discriminazione legalizzata. Sia chiaro: nessuno chiedeva anche la promozione agli esami di Stato, ma almeno l’opportunità di accedervi; pari dignità nel sedersi dinanzi alla commissione di esame e lottare per il tanto agognato titolo di studio. Ma in Italia si è discriminati a prescindere se si arriva su un barcone al largo di Lipari. Si è discriminati anche quando hai portato con orgoglio i colori della tua bandiera. Mi chiedo infine: “Cara Ministra Azzolina, lei è certa che tutti gli studenti ai quali ha consentito, nonostante le numerose insufficienze, di accedere all’esame di Stato se lo meritavano più di mia figlia?”.
Io 18 anni fa, guardando negli occhi mia figlia seduta nel lettino dell’orfanotrofio ho fatto promesse, che mantengo. Lei avrebbe il coraggio di guardarla negli occhi, alla fine di questo anno, quando aveva promesso che nessuno sarebbe rimasto indietro?

Irma Bombardini

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