Gli ultimi due casi, quello del ragazzo di Venezia bocciato con 54/100 e ammesso col minimo dal Tar del Veneto, e quello della ragazzina di prima media a Tivoli, insufficiente in sei materie ma successivamente promossa dal tar del Lazio, sono solo gli ultimi di una lunga serie.
Sempre più spesso le famiglie presentano ricorso ai Tribunali Amministrativi Regionali contro le bocciature dei figli. Il ‘Corriere della Sera’ però smentisce ciò di cui l’opinione pubblica è convinta, ovvero che tali ricorsi vadano spesso a buon fine. Secondo quanto spiega la giornalista Gianna Fregonara, la maggior parte dà torto alle famiglie e cita i calcoli dell’avvocato esperto di diritto scolastico Michele Bonetti secondo cui solo un ricorso su dieci viene accolto. Anche se quelli che vengono alla ribalta delle cronache sono i casi accolti.
I Tribunali hanno un gran da fare, vista la grande mola di ricorsi che arrivano e a volte le decisioni arrivano anche dopo un anno dalla presentazione del ricorso.
Ma per le famiglie, come detto, non è sempre un successo, anzi. Molto spesso, i giudici danno ragione alle scuole sulle bocciature e col ricorso si rischia, oltre che pesare sul proprio bilancio con migliaia di euro, di far male ai propri figli con la sfiducia nella scuola.
Secondo quanto afferma al ‘Corriere’ Cristina Costarelli, presidente Anp Lazio e dirigente scolastica del liceo Newton di Roma “spesso questi scontri con le famiglie si potrebbero risolvere in modo più proficuo parlandosi e cercando una strada che aiuti veramente lo studente. Al Newton nessun ricorso negli ultimi dieci anni e nel piano dell’offerta formativa è indicato che il voto finale non è la media aritmetica dei voti dei compiti in classe ma va valutato lo studente nel complesso”.