Difficoltà a ricordare le nozioni a lungo termine? Nessun problema, applicando il nuovo metodo di “apprendimento intervallato” che applica la ricerca nelle neuroscienze si riesce ad apprendere velocemente mantenendo in memoria per lungo tempo quanto appreso.
In pratica si allena la capacità di mantenere in memoria il contenuto di un intero modulo disciplinare in circa un’ora.
Per comprende il funzionamento di questo nuovo metodo di insegnamento occorre partire dal concetto di Ambiente di apprendimento.
Oggi spesso per “ambiente di apprendimento“ si intende il vero ‘ambiente fisico” legato ad una organizzazione degli spazi scolastici come insieme delle risorse logistiche, tecniche e didattiche dell’ambiente scuola, ma rappresenta in ogni caso un sistema dinamico, aperto “in cui le persone che apprendono hanno la possibilità di vivere una vera e propria “esperienza di apprendimento”; esso è ricco e ridondante di risorse per poter essere funzionale alle differenti situazioni reali in cui si svilupperà il processo formativo” (fonte Agenda Digitale).
A differenza dell’ambiente di apprendimento, invece un corso presenta limitate risorse a disposizione di coloro che apprendono e un percorso vincolato dalla pianificazione didattica, in sostanza è un sistema strutturato con “poche possibilità di cambiamento”.
Quindi il primo passaggio necessario per arrivare ad applicare la nuova metodologia è quella di passare da una logica di corso ad una logica di ambiente di apprendimento, applicabile anche con l’utilizzo della DAD.
Lo “spaced learning” (il termine inglese di apprendimento intervallato) è una tecnica didattica tutto sommato abbastanza tradizionale di trasmettere conoscenze, ma è contraddistinta da una peculiarità: la ripetizione strutturata, separata da brevi intervalli, che aiutano ad inglobare le informazioni nella memoria a lungo termine. L’ideatore di questa metodologia di apprendimento è Paul Kelley che ha portato avanti questo approccio cercando di dare applicazione didattica alle teorie del neuroscienziato americano Douglas Fields del National Institute of Child Health and Development. Douglas Fields il quale ha scoperto che le cellule del cervello si “accendono” e si collegano tra loro a seconda di come sono stimolate. La particolarità della sua teoria è legata al fatto che stranamente a pensarsi, se la stimolazione della cellula è continua la cellula non si “accende”.
In particolare, lo «Spaced learning” è da vedere come una diversa articolazione del tempo-lezione che prevede in particolare tre momenti di input e due intervalli. Nel 1° input l’insegnante dà le informazioni che aiuteranno gli studenti durante la lezione. La durata dell’input non è predeterminata. A questo primo momento segue un intervallo di 10’, durante i quali non deve esser fatto nessun riferimento al contenuto della lezione.
Nel 2° input l’insegnante rivisita il contenuto della prima sessione cambiando il modo di presentarlo, usando esempi diversi. Nel secondo intervallo si applicano i principi del primo, con un tempo di riposo/relax sempre di 10’. Nell’intervallo l’attività sarà una declinazione della precedente. Anche in questo momento l’attività non sarà correlata al contenuto della lezione.
Nel 3° input l’insegnante rimane sul contenuto della prima sessione, ma propone attività centrate sullo studente: i ragazzi dovranno dimostrare di aver acquisito il contenuto condiviso nei primi input, applicando le conoscenze in contesti di esercitazione o soluzione di problemi. Il docente verifica infine la comprensione del contenuto della lezione da parte degli studenti. (Fonte Indire).
Altro aspetto rilevante è il fatto che durante le 2 pause di 10′ gli studenti devono fare attività di distrazione, per evitare di stimolare i percorsi della memoria che si stanno formando. L’attività non deve avere nulla a che fare con ciò che gli studenti stanno imparando.
È consigliabile pertanto far svolgere un’attività fisica di coordinazione, che usi parti del cervello che non vengono utilizzate durante l’apprendimento della lezione. Questo aumenta le possibilità che il percorso neurale “si riposi” e formi più forti connessioni.
In sintesi, quindi l’Apprendimento Intervallato è un modo di creare percorsi neurali all’inizio di un’unità di lavoro (acquisizione di memoria), che possono poi essere rivisitati a vari intervalli nel corso del tempo (recupero della memoria) così da sottolineare l’importanza del percorso e rendere più facile, all’occorrenza, ‘far mente locale’.
Tra i vantaggi di questa metodologia innovativa possiamo sicuramente mettere al primo posto quello di superare l’approccio tradizionale di lezione frontale mettendo invece al centro dei processi di apprendimento gli studenti stessi.
Un altro aspetto da non sottovalutare è la possibilità di gestire il tempo delle lezioni in maniera più efficiente e con analisi dell’apprendimento tramite prove oggettive.
Con questo approccio, inoltre, lo studente si sente più responsabilizzato rispetto al proprio percorso di apprendimento che può essere arricchito con contenuti personalizzati.
Adottare una didattica di questo tipo può aiutare ad affrontare alcuni dei problemi di apprendimento che si creano nelle classi, come, per esempio, la difficoltà degli studenti a “seguire” le lezioni tradizionali o a mantenere un impegno prolungato ma anche di riuscire ad approfondire i temi ritenuti più interessanti.
Ovvio che l’applicazione di questo metodo innovativo implica una rivisitazione totale dei processi di insegnamento e delle pratiche didattiche tradizionali.
Le Risorse e tecnologie necessarie per poter utilizzare questa metodologia sperimentale sono:
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