Studenti che cantano ‘Bella Ciao’? “Un atto deplorevole e privo di senso”
Sta facendo discutere la forte presa di posizione della preside della scuola media statale “Gioacchino Belli” di Roma, Carla Costetti, seguito della decisione presa dagli alunni del suo istituto di intonare, senza preavviso, il canto partigiano ‘Bella Ciao’ nel corso di una manifestazione svolta al Miur il 27 maggio scorso: il fuori programma, attuato al termine della rappresentazione di una serie di cori e musiche orchestrali, affidate alle migliori scuole italiane, secondo repertori di musica classica, di Gospel e di musica popolare, ha indotto la dirigente scolastica ad inviare una lettera di forte disappunto alle famiglie, agli alunni e ai docenti. Questi ultimi, in particolare, verrebbero additati dalla preside come non certo estranei all’accaduto.
Nella lettera, la preside ha scritto che “esistono luoghi e tempi opportuni nei quali sostenere con la serietà del proprio lavoro, idee e convincimenti che, pur nella libertà di pensiero, non devono mai diventare mancanza di rispetto o offesa verso istituzioni o persone”. E ancora: “Gli esempi devono provenire dagli adulti, ancor più se educatori come i docenti, cui compete arginare, eventualmente gestire, se possibile prevenire azioni poco o mal ponderate che non fanno onore a nessuno e che, anzi, gettano un’ombra di discredito difficile da dissipare”.La lettera si conclude definendo la decisione di intonare ‘Bella Ciao’ “un atto deplorevole e privo di senso, che non può essere semplicisticamente considerato come una ragazzata e che ha messo in posizione di difficoltà la scuola Belli nel suo complesso, con il suo nome, la sua immagine, la sua serietà e credibilità”.
La presa di distanza della preside si è presto trasformata in un mezzo caso politico. Tanto da finire sui banchi del Parlamento: attraverso un’interrogazione, il Pd ha chiesto al Governo di intervenire attraverso adeguate iniziative “nei confronti di giudizi così offensivi e denigratori – hanno scritto i deputati Walter Verini e Maria Coscia – nei confronti di comportamenti spontanei e naturali di alunni che hanno interpretato il coro in una bella giornata festosa, e nei confronti dei valori che stanno alla base della nostra convivenza civile, della nostra Costituzione, della nostra Repubblica nata dalla Resistenza e dalla Guerra di Liberazione, di cui ‘Bella ciao’ rappresenta un simbolo di grande valore e intensità”.
Il comportamento della dirigente del Belli è stato pesantemente contestato anche dall’Unione degli studenti, secondo cui lo spontaneo canto partigiano interpretato dalla scuola media romana “rappresenta i valori che stanno alla base della nostra Repubblica: appare sconcertante – sottolinea Stefano Vitale, del coordinamento Uds – che la preside abbia inviato una lettera agli studenti accusandoli di mancanza di correttezza, rispetto e buon gusto. Compito della scuola, e dei dirigenti scolastici in primis, – conclude il rappresentante studentesco – dovrebbe essere quello di trasmettere i valori su cui si fonda la nostra società e non quello di mettere a tacere gli studenti che esprimono liberamente le proprie opinioni”.