Scegliere la scuola superiore giusta è una decisione complessa per qualsiasi genitore, ma per le famiglie di studenti con disabilità il percorso può diventare ancora più arduo. Le opzioni spaziano tra licei, istituti tecnici e professionali, ognuno con le proprie caratteristiche e criticità.
Come riportato da un’intervista al Corriere, alcuni genitori evitano i licei, temendo che i figli con disabilità possano essere considerati un ostacolo per i compagni di classe. Altri, invece, li scelgono, ritenendoli ambienti più tranquilli rispetto ad altre scuole. Tuttavia, secondo chi vive queste esperienze in prima persona, imporre la presenza di uno studente in una scuola poco incline all’inclusione può essere controproducente.
“Molti scelgono un professionale pensando che possa offrire sbocchi lavorativi. Tuttavia, chi ha difficoltà spesso non è ben accettato nei mestieri a contatto con il pubblico”. racconta un genitore. “Negli istituti alberghieri, ad esempio, a volte non partecipano ai laboratori di cucina perché ritenuti pericolosi. Anche in altre materie restano indietro, perché i docenti di sostegno non sempre riescono a spiegare tutto, soprattutto quando i colleghi curricolari delegano loro il lavoro”.
In molte scuole professionali ci sono quattro o cinque studenti con disabilità per classe, spesso con bisogni molto diversi. “Non è un problema di numeri – spiega un altro genitore – ma di come vengono seguiti. Serve personale preparato e motivato, capace di adattare l’insegnamento alle esigenze dei ragazzi“.
Il passaggio alle superiori è un momento delicato, che arriva spesso dopo anni di permanenza prolungata nelle scuole primarie o medie. “Mio figlio ha ripetuto la quinta elementare tre volte. È stato importante per lui, perché gli ha dato il tempo di crescere e prepararsi meglio al futuro”, spiega una mamma.
Gli open day sono una tappa fondamentale per chi si appresta a scegliere una scuola, ma anche fonte di stress. “Per noi l’accessibilità è fondamentale. Mio figlio usa una carrozzina elettronica molto pesante, e se c’è solo una pedana montascale dobbiamo sperare che funzioni”, racconta un’altra mamma. “A volte ci sono anche problemi con i collaboratori scolastici, che non sempre si mostrano disponibili per le sue esigenze“.
Alcuni istituti si distinguono per il loro approccio inclusivo, con organici stabili e preparati, mentre altri non nascondono di non essere attrezzati, scoraggiando di fatto le famiglie. “Le scuole si scelgono spesso per passaparola, in base a quanto sono considerate attente ai bisogni dei ragazzi“, spiega un genitore.
Quando la disabilità è particolarmente grave, però, alcune famiglie rinunciano alle superiori. “Mia figlia era lasciata a sé stessa, i docenti di sostegno erano impreparati. È stato pesante, e abbiamo preferito un centro diurno, dove può essere seguita meglio”, racconta una mamma.
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