Tre studenti, in occasione della giornata internazionale contro la violenza di genere, si sono presentati in classe indossando la gonna piuttosto che i pantaloni e il prof di filosofia si è rifiutato di fare lezione. E la cosa non è stata gradita dai ragazzi che, in segno di ulteriore protesta, nei giorni successivi non hanno seguito le sue lezioni: “Non vogliamo continuare a vivere una scuola che alimenta atteggiamenti discriminatori e di violenza”, hanno detto i rappresentati di classe, tant’è che una quarta ha trascorso la prima ora in corridoio e una quinta è entrata dopo le ore di storia e filosofia.
L’insegnante, a sua volta, ha annotato sul registro di classe che “la lezione non può tenersi perché la classe esce dall’aula per protesta”, ma in seguito sono stati ammessi dalla preside che ha spiegato: “I ragazzi hanno diritto di seguire le altre lezioni, quindi saranno sempre ammessi. Mi auguro che questa situazione si possa concludere rapidamente, ma comprendo le ragioni degli studenti”.
Il professore invece, se si dice pronto a spiegare le proprie ragioni agli studenti, non intende però scusarsi, “perché sono io la parte lesa. Giovedì sono stato costretto ad allontanarmi da scuola E’ una questione di principio. La scuola, insieme alla Chiesa e alla famiglia, è un’istituzione, è un tempio del sapere e come tale va difeso. Io indosso giacca e cravatta per il rispetto del ruolo che ho, pretendo un abbigliamento consono anche da parte degli studenti. Se fossero venuti vestititi da Babbo Natale o da astronauti sarebbe stata la stessa cosa. Non c’è bisogno di vestirsi da clown per protestare. Sono contrario a ogni tipo di violenza e non sono contro le donne, ma non tollero che ci si presenti a scuola in quel modo”.
Diverso il parere del suo collega, mentre i rappresentati degli studenti scrivono: “I professori dovrebbero insegnarci ad avere un atteggiamento inclusivo, mentre ancora oggi non solo ci dimostrano di non adempiere a questo compito, non toccando tematiche come il trans-femminismo, ma si rifiutano di fare lezione perché un alunno di genere maschile si presenta in classe con vestiti femminili, insegnando così odio e disprezzo verso chi non è conforme alla società. È inaccettabile”.
È tuttavia pure vero che la scuola pretende una sua più manifesta “serietà” essendo appunto una istituzione, nella quale la funzione docente è simile a quella che si respira in ogni luogo in cui lo Stato svolge la sua più importante mansione, per cui il decoro nell’abbigliamento non dovrebbe sembrare parola vuota, insieme al capo scoperto durante le lezioni e atteggiamenti rispettosi nei confronti di chi la Repubblica rappresenta e che si manifesta anche nei giudizi. Il prof è infatti, durante le sue ore, un pubblico ufficiale e la responsabilità su quanto accade ricade tutta su di lui. E dunque pretendere atteggiamenti, compreso l’abbigliamento, consoni al luogo non sembra affatto materia da sottovalutare.