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Studenti disimpegnati? Ora si punta ai lavori socialmente utili

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Responsabilizzare gli studenti coinvolgendoli in lavori socialmente utili: è questa la strada che stanno percorrendo da qualche tempo alcune amministrazioni locali. L’intento è combattere lo scollamento che si è creato negli ultimi anni tra i giovani ed il territorio che li circonda. Significativa, in questa direzione, è la proposta presentata ufficialmente alcuni giorni fa dal Comune di Milano di coinvolgere gli studenti universitari e quelli dell’ultimo anno delle superiori nella pulizia ed il controllo dei parchi e dei giardini pubblici. L’attività si svolgerebbe sopratutto nei week end e nei periodi di sospensione dei corsi scolastici ed universitari. In cambio i ragazzi avranno un compenso minimo, poco più di un rimborso spese, oppure potranno optare per un bonus utile all’acquisto di materiali formativi (libri, cd, dvd, ecc.). L’idea ha creato, come tutte le novità, pareri di vario tipo. La maggioranza di quanti sono intervenuti si è comunque espressa positivamente.

Un’iniziativa analoga è stata presentata anche tra i banchi della Camera: a formularla Giorgio Jannone (del Pdl), che ha realizzato un ddl con il quale intende offrire lavoro estivo, su base volontaria, agli studenti in età di scuola superiore, ma stavolta non maggiorenni (quindi di età compresa tra i 14 e i 18 anni). Secondo la proposta di Jannone i ragazzi verrebbero impegnati, seguiti da un ‘tutor’ e sulla base di elenchi ad hoc costituiti presso i centri per l’impiego provinciali, all’interno di aziende agricole e turistiche. Ma anche nel settore terziario o impiegati in associazioni di volontariato: la particolarità della proposta è che però i giovani non saranno ricompensati, almeno in prima battuta, attraverso forme di denaro o materiale scolastico. A tutti coloro che si comporteranno in maniera positiva durante l’esperienza all’interno delle aziende, per svolgere una sorta di stage, verrebbero assegnati una serie di crediti utili ad incrementare il voto degli Esami di Stato in programma al termine del quinto anno.
Il numero dei crediti varierà in base al periodo effettivamente svolto come “lavoratori”: coloro che si intratterranno per due mesi nell’azienda incamereranno automaticamente il massimo dei punti, che sono otto. Solo per questi ragazzi, che hanno acquisito il massimo del punteggio, l’istituto da loro frequentato organizzarsi per assegnare un bonus di 150 euro per l’acquisto di libri di testo o altro materiale didattico. Una eventualità che, soprattutto per le scuole con un alto numero di studenti, potrebbe non trovare d’accordo i dirigenti scolastici: con la penuria di fondi in cui versano gli istituti sarebbe infatti un problema non certo marginale mettere da parte migliaia di euro da destinare all’acquisto dei materiali scolastici per gli studenti. Certo, Jannone è convinto che il suo progetto contribuirebbe a “rendere i giovani maggiormente consapevoli delle proprie ambizioni e delle proprie capacità lavorative”. Per la sua fattibilità però farebbe bene a consultarsi con i responsabili del Miur e soprattutto del ministero dell’Economia.