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Studenti “disorientati”: i COBAS sulle Linee guida per l’orientamento

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Le Linee guida per l’orientamento del Ministero dell’ Istruzione e del cd “Merito” si inseriscono nel quadro di ristrutturazione della Scuola previsto dal PNRR e si collegano alle riforme degli istituti tecnici e dei professionali, del reclutamento e della formazione dei docenti, al Piano Scuola 4.0. Tutte misure coerenti tra loro, con l’obiettivo, apertamente dichiarato, di rendere la scuola maggiormente funzionale al mercato del lavoro. Orientarsi per cosa? Per “facilitare la conoscenza di sé, del contesto formativo, occupazionale, sociale culturale ed economico di riferimento, delle strategie messe in atto per relazionarsi ed interagire in tali realtà”(..) Nei percorsi di istruzione secondaria l’orientamento efficace (…) esige un più forte accento sullo sviluppo delle competenze di base e di quelle trasversali (…) fondamentali anche per promuovere l’imprenditorialità giovanile (…) e l’innalzamento dei livelli di apprendimento in ambito lavorativo; (…) una più stretta integrazione fra l’istruzione, la formazione professionale, l’istruzione superiore, l’università e le imprese”. A tali scopi dal prossimo anno scolastico le scuole secondarie  dovranno attivare per gli studenti dei moduli di orientamento formativo, ovvero pacchetti di attività di almeno 30 ore annue, anche extra-curricolari alle medie e nel biennio delle superiori. Tali moduli potranno essere gestiti anche dalle imprese, che così potranno ulteriormente inserirsi nel sistema scolastico.

Gli studenti liceali saranno orientati rispetto alla scelta di un percorso di studi universitari, con una particolare enfasi verso la promozione delle discipline tecniche, ovvero quelle di più immediata applicazione professionale. Per gli studenti di professionali e tecnici, invece, il fine è di migliore l’efficacia dei percorsi orientativi, per cui i moduli curriculari di orientamento formativo nelle classi terze, quarte e quinte sono integrati con i PCTO. La recente riforma di questi istituti già prevede che le imprese partecipino attivamente alla pianificazione dell’offerta didattica delle scuole. Ora con l’orientamento avranno a disposizione un discreto monte ore annuo in cui disporre degli studenti indirizzando le loro scelte. Si aggrava così il solco tra le scuole per chi prosegue gli studi e quelle per chi deve andare a lavorare prima possibile. Per questo motivo nelle Linee guida viene anche predisposto lo strumento che dovrà accompagnare gli alunni durante la loro carriera scolastica, l’E-Portfolio, che rafforza il già discutibile “curriculum dello studente”. Ha il compito di fornire un quadro unitario del percorso scolastico di ogni alunno, dei suoi punti di forza e debolezza in modo da orientarne la scelta del percorso formativo. Lo studente sarà tenuto, con l’aiuto di un docente-tutor, a redigere negli anni il suo E-Portfolio fornendo una panoramica sintetica di quel che ha da offrire, evidenziando, oltre alle immancabili competenze digitali, “le più importanti prove di una trasformazione di sé, delle relazioni con la cultura, il sociale, gli altri e il mondo esterno, a partire dal mondo del lavoro e del terzo settore”. 

Ma l’inserimento dei moduli di orientamento formativo nell’offerta didattica e la schedatura degli studenti tramite l’E-Portfolio non possono realizzarsi senza il contributo dei docenti. Per questo sono previsti docenti formati e motivati. Tale formulazione, degna del peggior stage motivazionale, non può che risultare offensiva per tutta la categoria se si considera la miseria retributiva in cui versa (tra gli stipendi più bassi d’Europa), l’abuso del precariato (per cui l’Italia è stata condannata dalla corte di giustizia dell’UE) e le classi–pollaio. La formazione sarà gestita dalla nascente Scuola di Alta Formazione, che verrà finanziata con l’esubero di circa diecimila docenti,  motivato dal calo demografico. In pratica, di fronte alla possibilità di ridurre il numero di studenti per classe, a parità di costi, il governo ha invece scelto di diminuire gli insegnanti. Il tutto per finanziare una scuola che ci spiegherà come essere motivati.

L’ipocrisia di fondo di queste linee guida sta nell’affermare che far partecipare il privato alla costruzione delle scelte di vita degli studenti sia qualcosa che va a vantaggio di questi ultimi. In realtà si tende verso una scuola marcatamente classista, assoggettata ai fini imprenditoriali di ricerca del profitto. Le imprese potranno usufruire della scuola come un grande bacino di arruolamento e formazione di forza lavoro, scaricando i costi sulla collettività. Dire il contrario significa non rendersi conto che in Italia gli under 30 percepiscono salari tra i più bassi d’Europa (solo la Romania fa peggio di noi). Significa non vedere i due milioni di giovani espatriati all’estero in cerca di un futuro migliore, molti dei quali laureati. Significa dimenticarsi dell’inaccettabile numero di morti sul lavoro in questo paese, nelle cui fila negli ultimi anni si sono aggiunti anche gli studenti coinvolti in PCTO. Come lavoratori/trici della scuola abbiamo il dovere di opporci a tutto questo all’interno degli organi collegiali e di rifiutare di assumere il ruolo di orientatore o di tutor, anziché affannarci per adattarci all’ennesima irricevibile circolare ministeriale.

 Francesco Pensabene Cobas Scuola Padova

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