Un articolo sul Fatto Quotidiano mette in discussione la “narrazione” secondo la quale i genitori e gli alunni sono carnefici dei prof e a tal riguardo vengono riportate una serie di episodi che hanno interessato proprio questo fenomeno.
Tuttavia, si chiede l’articolista, “quella che leggiamo è una narrazione coerente con il periodo storico che vuole genitori e studenti carnefici e insegnanti e scuola vittime, senza neanche provare a ricostruire gli antecedenti di quanto accade”?
Se poco cambierebbe inasprendo le pene “Vorrei sottolineare – si legge nell’editoriale- ancora una volta che la scuola è luogo di apprendimento e formazione e non di addestramento al quale sono delegati altri spazi”.
E dunque, occorre entrare nel merito dei singoli episodi e nel lavoro del singolo docente e dirigente.
Infatti, se la maggior parte di loro sono appassionati del loro lavoro, “focalizzati sui bisogni dei loro studenti, sensibili alle loro richieste. Ci sono poi quelle eccezioni che arrivano nella scuola per ripiego, o magari non hanno ottenuto quel trasferimento e/o che non sono “risolti” nelle vicende personali e inconsapevolmente, ma a volte anche no, abusano della posizione che ricoprono per tiranneggiare, giudicare, disapprovare apertamente gli studenti, che lavorano con atteggiamenti pregiudiziali, che si accaniscono con quelli che non sono gli allievi modello di cui hanno bisogno per sentirsi confermati”.
Ergo, “il rispetto si guadagna con il rispetto. Non ho mai visto studenti reagire male al rispetto. E mettiamolo questo benedetto psicologo fisso nelle scuole, piuttosto che fare sempre grandi proclami senza un seguito concreto. Magari aiuta?!”
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