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Studenti e prof transalpini: la riforma va ritirata, non basta il rinvio di un anno

Le contestazioni alle riforme scolastiche sembrano portare risultati non solo in Italia, dove il Governo sembra aver concesso importanti modifiche, attraverso dei programmi morbidi attuativi, ai provvedimenti e ai tagli introdotti a ‘colpi’ di decreto legge: anche nella vicina Francia le forti contestazioni dei mesi scorsi contro la riforma e la soppressione di posti per gli insegnanti previste del Governo, hanno portato risultati concreti. Come accaduto nel nostro paese, il Governo ha deciso sul filo di lana, a poche settimane dal termine delle pre-iscrizioni, che la riforma della scuola superiore verrà posticipata di un anno. Ma le contestazioni, malgrado l’importante rinvio al 2010/2011 non sembra aver calmato la piazza francese.
Il Ministro dell’Educazione nazionale, Xavier Darcos, ha infatti dovuto ammettere che senza il sostegno della base studentesca e l’appoggio dei docenti non si va da nessuna parte; e quindi procedere alla ‘congelazione’ per un anno del provvedimento che avrebbe dovuto portare alla soppressione di 11.200 posti di lavoro (tra insegnanti e non docenti) per quest’anno scolastico, oltre ai 13.500 già annunciati per il 2009/10.
Se queste sono le condizioni, le contestazioni ad oltranza, allora è necessario “ripartire da zero”, ha spiegato Darcos. Per poi aggiungere: la riforma “non si farà senza la gioventù”. Tutto risolto quindi? Niente affatto. I contestatori d’Oltralpe non sembrano accontentarsi: gli studenti transalpini non hanno minimante intenzione di sospendere le manifestazioni e le occupazioni, in particolare nell’Ovest e a Parigi, dove una ventina di edifici scolastici sono rimasti occupati e 2.000 il 16 dicembre hanno anche manifestato terminando la loro contestazione in piazza della Bastiglia. Manifestazioni e blocchi sono stati organizzati anche in provincia, in particolare nelle regioni occidentali della Francia.
Ed anche i docenti la pensano allo stesso modo: “il rinvio è già una soddisfazione – ha spiegato un professore di Besancon – ma il taglio dei posti di lavoro è ancora previsto e quindi la mobilitazione continua”. Il coordinamento degli studenti vuole riuscire ad ottenere l’abbandono completo del progetto. “Il ministro ha rinviato la riforma, noi vogliamo che l’abbandoni”, ha spiegato un liceale del Sophie-Germain.
Secondo il ‘Sindacato indipendente scuola e ambiente’ le contestazioni hanno raggiunto ottimi risultati grazie al “movimento straordinario che ha piegato il decisionismo arrogante del presidente Sarkozy e del ministro dell’educazione nazionale Xavier Darcos, i quali, come in Italia, volevano ridurre orari e percorsi delle scuole secondarie per attaccare la cultura, i saperi critici, umanistici e scientifici e favorire l’intromissione di interessi privati nella scuola pubblica. Il progetto contro la scuola, come in Italia – continua la nota del Sisa – è stato congelato e rimandato di un anno scolastico, il movimento francese, come quello italiano, ha dichiarato che intende continuare la lotta fino al ritiro dei progetti devastatori”.
Sarebbe il caso di dire: ‘chi la dura la vince’. Resta però da capire se veramente l’esempio che arriva dalla Francia possa essere preso a modello dai nostri manifestanti: se anche la nostra Onda studentesca e i tanti comitati e movimenti anti-Gelmini che si sono prodigati e spesi in questi ultimi mesi avranno la costanza di organizzare proteste e cortei per ancora chissà quanto tempo. Senza dimenticare che in Italia se è vero che le modifiche volute dal Governo alle superiori (su tutte la riduzione ore di lezione) sono state rinviate di un anno, quelle della primaria sono state appena modificate, ma non certo rinviate. Ed i nostri tagli sono tutt’altra cosa (in peggio purtroppo) rispetto a quelli imposti agli studenti ed ai prof che vivono al di sotto della Manica.
Alessandro Giuliani

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