Violenza, razzismo e bullismo. Ma anche dipendenza e depressione. Ecco le insidie degli studenti che si muovono nella società 2.0.
La dipendenza da social, diffusa non solo fra i ragazzi, si manifesta già dall’età pre – adolescenziale e indica uno stato preoccupante dei ragazzi, che “vivono” quasi esclusivamente all’interno dei loro smartphone e dei loro tablet, condividono con i loro amici notizie e burle, attendono con ansia il like dei loro contatti all’ultimo selfie postato. E questa assuefazione si protrae per tutte le 24 ore, generando, in alcuni casi, uno stato di totale dissociazione dal mondo reale.
Peraltro, l’eccessiva esposizione a smartphone e la continua navigazione anche nelle ore notturne, porta, secondo una ricerca realizzata dall’Università di Glasgow, ad effetti collaterali come insonnia e soprattutto depressione.
L’indagine scozzese si è basata anche sulla valutazione dei livelli di autostima dei ragazzi, particolarmente bassi in chi eccede nell’utilizzo dei social; ansia e depressione, hanno sottolineato i ricercatori, sarebbero legati proprio alla carenza di riposo e all’insonnia.
Ma la dipendenza non rappresenta l’unico problema degli studenti per quanto riguarda l’uso della tecnologia: quasi meta’ degli adolescenti e’ stato esposto sui social network a messaggi violenti o razzisti mentre meno di uno su dieci e’ stato vittima di cyberbullismo. Sono i risultati della ricerca condotta da Tim e Università Cattolica del Sacro cuore presentata in occasione di confronto internazionale sulla prevenzione dei rischi nel web per i minori organizzato da TIM in collaborazione con FOSI.
Il dato più preoccupante è l’aumento di contenuti violenti e razzisti sui social network: il 36% dei ragazzi di 13-14 anni e il 44% dei ragazzi di 15-17 anni sui social è spesso spettatore di messaggi discriminatori, razzisti e violenti scritti o condivisi da altre persone.
Per non parlare del sexting, ovvero lo scambio di messaggi dal contenuto sessuale, in cui però dalla ricerca emerge che, le vittime non sembrano molto turbate da questo fenomeno, che avviene specialmente su Facebook.
Quello che può essere visto come lo “spauracchio” del 2.0 fra gli studenti è il cyberbullismo, che è considerato qualcosa di molto doloroso: la ricerca mostra che il 9% degli intervistati e’ stato vittima di bullismo on – line e off – line, quindi un dato relativamente basso che però viene vissuta male dagli studenti colpiti.
Il bullismo è in crescita fra i giovanissimi, anche se per i bambini di 9-10 anni il fenomeno si verifica col “faccia a faccia”. Dalle scuole medie in poi il bullismo avviene su WhatsApp e alle superiori soprattutto su Facebook.
I genitori degli studenti sono preoccupati dal fenomeno e propendono ad un affiancamento nell’inserimento del figlio nel mondo social, manifestando più attenzione per gli adolescenti, secondo loro i più esposti al rischio.
E gli insegnanti? La ricerca mostra che i docenti sono scarsamente attivi nella mediazione e accompagnamento degli alunni nel mondo del digitale, con solo un docente su tre che si impegna a suggerire i comportamenti più adeguati da seguire sui social.