Per l’ennesima volta il mondo scientifico lancia l’allarme: la popolazione italiana sta diminuendo e se il calo dovesse procedere a questo ritmo fra un secolo in Italia ci saranno 16 milioni di abitanti.
Per avere numeri simili bisogna andare indietro di almeno 250, alla metà del ‘700 quando la popolazione del Bel Paese non di aggirava sui 16/17 milioni di abitanti che però già nel 1861 sfiorava i 27 milioni di unità.
E’ vero che previsioni a così lunga distanza lasciano il tempo che trovano, ma resta il fatto che tutti gli analisti concordano sul fatto che, in mancanza di interventi a sostegno della famiglia e del lavoro, fra 20 anni ci saranno 8 milioni di abitanti in meno.
Questi significa che per i trentenni che oggi entrano (o sono già) nel mondo della scuola il futuro presenta certamente non pochi elementi di preoccupazione.
Soprattutto in alcune aree del Paese, le opportunità occupazionali nella scuola non potranno che diminuire progressivamente.
Eppure, in questo scenario, né le forze politiche né quelle sindacali si mostrano preoccupate. La sensazione è che, nella incapacità di formulare proposte e interventi correttivi anche se non risolutivi, tutti preferiscano restare a guardare per non rischiare di dover assumere decisioni impopolari.
Per intanto i dati forniti dal Ministero a inizio anno scolastico fanno capire che la direzione è certamente quella di cui demografi e sociologi parlano da tempo.
Rispetto allo scorso anno abbiamo quest’anno quasi 80mila alunni in meno; il calo è particolarmente visto al sud (-15.534 in Campania, – 12.487 in Sicilia, – 11.977 in Puglia).
Ma, a quanto pare, l’interesse del mondo della scuola è rivolto a tutt’altro genere di problemi.
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