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Studenti in fuga dalle Università, vi spieghiamo perchè

Nei giorni scorsi l’Istat nell’annuario statistico italiano del 2016, ha riportato dei dati che evidenziano un fenomeno di costante calo degli studenti verso gli atenei.

Sono sempre meno, infatti, i giovani italiani che dopo aver conseguito il diploma di maturità scelgono di proseguire gli studi all’Università.

È un argomento già trattato dalla Tecnica della Scuola (vedi articolo sempre meno iscritti scuola).

Un trend negativo che purtroppo non si è invertito negli ultimi anni che sta progressivamente svuotando i nostri atenei e rende per l’Italia sempre più difficile raggiungere gli obiettivi europei relativi alla percentuale di laureati rispetto al totale della popolazione.

Cerchiamo di analizzare i motivi di questo trend.

Uno dei fattori da approfondire per capirne la genesi è lo scarso investimento in termini economici dello stato Italiano sull’istruzione universitaria. In Italia, infatti, la spesa complessiva per l’istruzione universitaria è ferma allo 0.9% del PIL, penultima fra gli Stati dell’area Ocse e contro una media UE pari all’1,5%. Questo comporta che le spese per l’istruzione sono in gran parte sulle spalle delle famiglie italiane.

Un altro dei motivi per cui il sistema universitario in Italia ha perso circa 463mila studenti e studentesse in 10 anni è sicuramente legato quindi all’eccessivo costo delle tasse universitarie a totale carico degli studenti. Secondo i dati Istat la spesa media per tasse e rette scolastiche ed Universitarie è di 751 euro a famiglia, cui vanno sommati i 410 euro per lezioni private e 234 per il trasporto scolastico.

Parliamo di cifre economiche non banali per una famiglia con reddito da ceto medio.

Su questo aspetto molto interessante è l’iniziativa intrapresa dal coordinamento Universitario (Link) che proprio per venire incontro alle esigenze delle famiglie meno abbienti, ha scritto e messo a disposizione della Camera una proposta di Legge che ha l’obiettivo di garantire il diritto allo studio anche alle fasce più deboli.

 

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All’iniziativa hanno contribuito in sei mesi 55 mila persone, organizzazioni studentesche universitarie, che da anni si battono per garantire un’Università accessibile a tutti, e inoltre anche tante associazioni, organizzazioni e comitati locali.

La proposta di legge prevede un rifinanziamento complessivo del diritto allo studio universitario, per garantire la copertura delle borse di studio per i redditi più bassi, il miglioramento per gli studenti dei servizi di ristorazione, degli alloggi, di accesso alle cure mediche e una proposta di no tax area sotto i 28.000 euro di Isee per rendere l’accesso all’Università libero e gratuito in una fase come questa di crisi economica in cui sono sempre più forti le disuguaglianze economiche e sociali tra i diversi strati della popolazione.

Analizzando ulteriormente i dati forniti dall’Istat sul numero di immatricolati per singola facoltà, si evince chiaramente un forte calo di iscritti solo in alcune facoltà come quella del gruppo di corsi Chimico –Farmaceutico ( -10,2%), del Geo-Biologico (- 12,1%), del gruppo Architettura (-6,2%),  e del gruppo Giuridico (-7,7%) che complessivamente pesano sul decalage del numero di nuovi studenti, mentre altre facoltà stuzzicano ancora molto le ambizioni dei giovani studenti come ad esempio le facoltà del gruppo Agrario con ben il 6,6% di aumento delle matricole, il gruppo Educazione fisica con il 9,3% in più e i gruppi Socio-politico e Medico con + 5,1% di nuove matricole.

Oltre l’aspetto economico, quindi, un fattore importante da non sottovalutare è l’appeal che alcune facoltà storiche stanno perdendo rispetto al passato, sicuramente legato alla mancanza di chiari sbocchi di lavoro o importanti possibilità di poter fare carriera.

Dino Galuppi

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