Quest’anno la consueta manifestazione nazionale degli studenti registra uno strascico curioso: molti attivisti del M5S e sostenitori del Governo hanno sentito il bisogno di “rimproverare” (più o meno benevolmente) coloro che il 12 ottobre avevano deciso di scendere in piazza.
Per parte sua, il vicepremier Luigi Di Maio è intervenuto ma con toni molto contenuti e moderati: “E’ normale che gli studenti manifestino – ha commentato in sintesi il leader del M5S – io li capisco, ho fatto anche io il rappresentante degli studenti; ma sono disponibile ad incontrarli per spiegare loro che il nostro Governo non sta tagliando risorse alla scuola, anzi sta cercando di fare esattamente il contrario”.
In altre pagine e in altri gruppi, però gli attivisti del M5S usano toni ben diversi.
Si va dal “siete manovrati” al “dovevate protestare quando era ora” fino al più prosaico “invece di scioperare pensate a studiare”.
Ma ci sono anche commenti ben più pesanti, compresa l’accusa di essere semplici pedine mosse dal Partito democratico.
Ad onor del vero va detto che negli ultimi anni gli studenti sono sempre scesi in piazza nel mese di ottobre.
Basta una semplice ricerca in rete per averne la prova.
Nel 2017 le piazze si riempirono il giorno 13, nel 2016 accadde il 7 ottobre e nel 2015 il giorno 9. Nel 2014 le manifestazioni si svolsero il 10 ottobre e l’anno prima l’11.
Molto simili le motivazioni: gli studenti chiedono invariabilmente più risorse per la scuola e in particolare per l’edilizia scolastica. Lo scorso anno tenne banco anche la questione dell’alternanza scuola-lavoro mentre molto spesso.
Ma, rileggendo le cronache degli anni passati, non si trovano “rimproveri” dei sostenitori del Governo che sono invece la vera novità del 2018.
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