Ogni anno, alla ripresa della scuola dopo le vacanze estive, natalizie e forse anche pasquali (nonostante la brevità di queste ultime) si ripresenta il “problema” dello stress da rientro: tristezza – o magari anche depressione – per la fine dei giorni di libertà, fatica a riprendere il ritmo, cattivo umore, irritabilità e chi più ne ha più ne metta.
Una storia vecchia come il mondo, che si ripete puntualmente ma che è perfettamente normale. Avete mai visto qualche studente fare salti di gioia la sera del 6 gennaio o il giorno di settembre prima del reinizio delle lezioni? E il problema riguarda non solo i discenti, ma anche i docenti.
Siamo realisti: per quanto alcuni aspetti dell’apprendimento possano essere interessanti, in vacanza si sta meglio, perché in vacanza possiamo fare quello che vogliamo. A scuola no (e meno male!).
Questa è la prima cosa da riconoscere, con onestà e realismo. E poi partendo da questa (amara?) constatazione possiamo trovare dei sistemi per rendere meno doloroso il rientro a scuoia: possiamo pensare che prima o poi arriveranno altre vacanze, che se mi impegno nello studio possiamo prendere bei voti che faranno contenti noi e la nostra famiglia, possiamo imparare delle cose che un giorno ci serviranno per la vita e per il lavoro.
Insomma possiamo prendere il tutto, come si dice popolarmente, con filosofia ed indorare la pillola. A volte serve anche questo.
Daniele Orla
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