Continua far discutere la vicenda, accaduta oltre un mese fa, in un istituto tecnico di Alessandria con una docente presa di mira dai suoi alunni di prima superiore, perché con problemi di deambulazione, prima derisa e poi immobilizzata e alla sedia, con tanto di registrazione video e rilancio sui social. A fare scalpore è stata anche la sanzione disciplinare disposta dal Consiglio d’Istituto, piuttosto mite: la classe (non essendo stati individuati i responsabili della “bravata”) se l’è cavata con un mese di sospensione trasformato in lavori socialmente utili, ovvero lo svuotamento dei cestini delle classi dell’istituto.
Ma ad alimentare le polemiche è stato anche l’improbabile tentativo di ridimensionare il caso da parte di genitori, secondo i quali i ragazzi hanno sì “mancato di rispetto ad una insegnante che per altro ha delle difficoltà fisiche, deridendola e non dando ascolto alle sue richieste, è vero che è intervenuto un ragazzo più grande a riportare ordine, ma è assolutamente falso ed infamante che l’insegnante sia stata legata su una sedia, che sia stata presa a calci e pugni la sedia stessa”, cercando pure di fare passare i figli per le vere “vittime” di questa vicenda.
Di vera e propria “emergenza educativa” si è parlato anche durante la trasmissione “Uno Mattina in famiglia” di sabato 31 marzo (dal minuto 10,10 al minuto 26,10): tra gli ospiti, c’era Mario Rusconi, vice presidente Anp, che rappresenta il maggior numero di presidi italiani. Che nel commentare i fatti accaduti ad Alessandria non è andato per il sottile.
“Ho trovato abbastanza risibile pulire i cestini: per un fatto grave di questo tipo, che implica una violenza forte, la punizione sarebbe dovuta essere molto più efficace. Anche conferire un mese di sospensione con obbligo di frequenza della scuola è un’ipocrisia, tipica degli adulti che fanno finta di essere rigorosi e poi nello stesso tempo sono perdonisti. Ma in tutto ciò, viene da chiedere dove fossero le famiglie: avere letto che definiscono i loro figli solo un po’ ‘monellacci’ e imprudenti, è la conferma che l’educazione che hanno prodotto è probabilmente alla base di questi effetti deleteri”.
“Dobbiamo avere il coraggio di parlare con i ragazzi, non interrompendo mai il dialogo, ma nel dialogo entra anche la fermezza: il perdonismo, significa che una volta che entrerete nel mondo degli adulti potrete fare quello che volete, tanto poi vi perdoniamo”.
I genitori hanno firmato un comunicato nel quale sostengono che i ragazzi sono stati “demonizzati ingiustamente”. Nemmeno Elisabetta Scala, vicepresidente Miuge, sostiene che “questa volta i genitori non li riesco proprio a difendere: la violenza, anche un’offesa verbale, va sempre condannata. A mio figlio insegno che l’insegnante, che rappresenta l’autorità, si rispetta comunque; anche quando sbaglia se vogliamo. Non si possono superare dei limiti. Posso anche capire che mio figlio sbaglia ‘preso’ dal gruppo, ma poi devo riconfermare i miei insegnamenti. Altrimenti, ho fatto del male a mio figlio”.
“Un figlio una stupidaggine la può fare, ma poi serve la correzione, altrimenti non diamo il senso del limite, giustificando sempre che sono adolescenti”. Genitori sindacalisti dei figli? “Il problema è metterli dentro l’educazione”.
Secondo lo psicologo Giuseppe Lavenia, dell’associazione dipendenze tecnologiche, “ci stiamo omologando: la tecnologia ha portato una uniformità di status e di ruoli. Questo, porterà sempre più a non rispettare le regole. Le quali, invece, devono essere chiare e va sempre ribadito che vanno rispettati da tutti”.
Come giudica il comunicato giustificante dei genitori? “L’aggressività non può essere mai giustificata. Questi ragazzi hanno preferito un like al corpo della docente. Quindi è la conferma che le tecnologie sono superiori al corpo”.
“È grave anche che gli ‘spettatori’ del video non siano intervenuti, limitandosi al ‘mi piace’”.
“Il problema è iniziare a parlare con questi ragazzi, parlandoci e relazionandosi. Non solo a scuola”
Quando i ragazzi hanno più di 14 anni, ci sono anche dei risvolti penali, nel senso che c’è il tribunale dei minori: non so di preciso come si è svolta la situazione ad Alessandria, ma va messo sotto accusa il Consiglio d’Istituto: ha fatto un grave errore formativo”.
“Farei il contrario: metterei un genitore sulla sedia, lo legherei e tutto il resto. Il fatto che degli adulti stiano giustificando quanto accaduto, è il messaggio più negativo di tutta questa vicenda”.
“Di emergenza educativa si parla da parecchio tempo – ha detto l’ex preside -: permettetemi di raccontare un fatto molto meno grave, successo al liceo Newton di Roma che conducevo, dove il Consiglio d’Istituto ha deciso di fare svolgere allo studente 15 giorni di obbligo di servire i pasti ai tavoli della Caritas. Alla fine la stessa Caritas ci ha chiesto di sospenderlo altri 15 giorni. Queste sono le pene correttive. Non di certo, adottando l’ipocrisia di far tornare a scuola quei giovani, che a questo punto rientreranno trionfanti, mancherà solo l’Arco di Costantino dove passare sotto”.
“I primi esempi vengono da noi: dobbiamo correggere le istituzioni adulte, che non funzionano perché non danno esempi clamorosamente interessanti”.
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