Puntuali come le rondini a primavera, nel mese di luglio ritornano le consuete polemiche sugli esiti delle prove Invalsi e sulle differenze fra scuole del nord e scuole del sud.
Puntualmente, però, anche quest’anno nessuno è in grado di formulare proposte che consentano di affrontare seriamente il problema. Il sospetto è che, in realtà, non c’è un vero interesse a capire davvero il fenomeno del divario nord-sud.
Intanto se veramente si volesse comprendere il problema bisognerebbe attivare una ricerca accurata, impostata in modo scientifico, affidata magari ad un organismo “terzo” che garantisca attendibilità e indipendenza.
Una ricerca del genere, per esempio, potrebbe dare risposta anche ad altri problemi collaterali, di cui proviamo a fare un elenco parziale.
Perchè al sud si registrano risultati sotto la media nazionale nelle prove Invalsi e superiori alla media nell’esame di Stato? Ci sono due spiegazioni contrapposte: si può pensare che le prove d’esame e le prove Invalsi “misurino” variabili del tutto diverse fra le quali non esiste nessuna correlazione oppure che al sud ci siano commissioni più “comprensive” di quelle del nord.
E ancora: se è vero che al sud l’abbandono scolastico è maggiore che al nord, dovremmo aspettarci che al sud resti nel sistema scolastico gli studenti migliori (o quanto meno che i “peggiori” siano fuori dal sistema); questo potrebbe spiegare il motivo per cui al sud i risultati degli esami di Stato sono migliori.
E allora è possibile che davvero le prove Invalsi misurino davvero cose del tutto diverse che nulla hanno a che vedere con le reali capacità, conoscenze e competenze degli studenti.
Ma perchè non analizzare quello che succede in altri Paesi dell’area OCSE?
Il fatto è che sembra quasi che non ci sia un reale interesse ad andare a fondo della questione perchè altrimenti ci si farebbero anche altre domande.
I dati Invalsi dicono che fino ad un certo punto il divario nord/sud è abbastanza contenuto; ma allora quanto influisce il “tempo pieno” nelle elementari? il gap inizia ad essere visibile verso la fine della scuola media e diventa pesante alla secondaria superiore.
Insomma ci sono dati che non si spiegano facilmente; o meglio si potrebbero spiegare partendo da un punto di vista completamente diverso: le differenze potrebbero essere correlate non tanto con le caratteristiche del sistema scolastico in sé ma con l’intero contesto socio-culturale ed economico delle diverse aree del Paese. Ma se è così bisognerà incominciare a pensare che non basterà aumentare gli investimenti nella scuola ma sarà necessario rivedere molte altre scelte, a partire dalle politiche dei servizi sociali e culturali, per arrivare anche a quelle dei trasporti (al nord si va in treno da Torino a Bologna – più di 300 km – in due ore, in Calabria per spostarsi da Reggio Calabria a Crotone – poco più di 200 km – occorrono almeno 4 ore).
Ma per poter dire come si dovrebbe procedere occorrerebbero indagini serie e mirate che. al momento attuale, non sono nell’agenda di nessun partito o movimento politico.
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