Nel periodo preso in considerazione (1996/97 e il 1998/99) la popolazione scolastica rappresentata da studenti algerini, egiziani, libici, marocchini e tunisini è aumentata da 10.312 a 19.044 unità, che costituiscono il 22,27% di tutti gli studenti stranieri. Particolarmente alta è la presenza di ragazzi (15.133) provenienti dal Marocco.
La maggior parte di questi alunni frequenta la scuola elementare (7.787 scolari), seguita, come numero di alunni provenienti dai Paesi mediterranei presi in considerazione dall’indagine, dalla scuola materna (5.629 bambini iscritti), dalla scuola secondaria di I grado (4309 alunni) e da quella di istruzione secondaria di II grado (1.319 studenti). Più del 70% degli alunni è distribuito in quattro regioni dell’Italia settentrionale (in particolare, il 27, 4% in Lombardia), mentre il Sud Italia si conferma essenzialmente come area di arrivo e di transito.
E’ stata condotta anche una ulteriore indagine su un campione di insegnanti di scuola elementare, che fanno riferimento a 276 plessi distribuiti su tutto il territorio nazionale. L’atteggiamento degli insegnanti nei confronti della crescente presenza in classe di alunni stranieri risulta complessivamente positivo: ben l’88% dichiara che l’integrazione porta a una diminuzione dei pregiudizi verso i bambini di altri Paesi e culture. Inoltre, quasi il 70% degli insegnanti interpellati ha sottolineato l’importante ruolo sociale che svolge la scuola nei processi di integrazione ed oltre il 43% ha affermato che l’integrazione offre opportunità di confrontarsi con nuovi orizzonti didattici. Il giudizio complessivo sull’integrazione dei bambini stranieri è largamente positivo: soltanto il 12% degli insegnanti la ritiene insufficiente. I docenti, però, segnalano difficoltà di apprendimento ("spesso" il 17,5%, "talvolta" il 40,9%) e lacune soprattutto linguistiche ("spesso" il 45,7%, "talvolta" il 38,7%). Anche per venire incontro a questi problemi, gli insegnanti, per migliorare la propria formazione in rapporto alla presenza di alunni stranieri, vorrebbero innanzitutto approfondire le lingue straniere (52,6% degli intervistati), seguite da altre discipline quali l’antropologia culturale, la storia delle religioni, la psicologia, la storia comparata.
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