D’ora in poi i giovani diplomati dovranno imparare a fare i conti non solo con le sempre maggiori difficoltà nel trovare un impiego da aver conseguito il diploma o la laurea, ma anche a non illudersi con le false speranze indotte da quelle Università che promettono un’alta spendibilità di un titolo di studio conseguito: in questi casi farebbero bene, anzi, a denunciare quello che può essere considerato un vero e proprio reato di “pubblicità ingannevole”. A sostenerlo sono l’associazione di rappresentanza universitaria ‘Ricomincio dagli studenti’ di Roma3 ed il sindacato studentesco ‘Unione degli Universitari’, dopo che è hanno accertato l’infondatezza degli sbocchi professionali in ambito sanitario di tutti gli studenti iscritti al corso di laurea in “Educatore professionale di comunità” facenti capo alle facoltà di Scienze della Formazione.
I due organismi studenteschi stanno quindi valutando la possibilità di intraprendere un’azione legale che potrebbe portare l’Università davanti all’autority e la magistratura amministrativa: l’accusa che rivolgono ai responsabili di tali corsi è la disparità di trattamento tra i laureati in “Educatore professionale” presso le facoltà di Medicina (DM 520/98) ed i laureati come “Educatori professionali di comunità” in Scienze della formazione. Anche se si tratta di due corsi similare, quasi afferenti per genere di contenuti e numeri di crediti formativi, solo ai primi sarebbe infatti riconosciuto il diritto di operare in strutture sanitarie, sia nel settore pubblico sia in quello privato. Per i secondi tale possibilità “non è affatto presa in considerazione”.
Le due organizzazioni hanno così dato mandato ad un legale per studiare le carte e ricorrere eventualmente contro l’Università di Roma Tre: “Chiederemo dinanzi l’Antitrust di verificare se da parte dell’Università di Roma Tre è stata posta in essere della pubblicità ingannevole – ha detto Giulia Mandara rappresentante di ‘Ricomincio dagli Studenti’ di Scienze della formazione – . Abbiamo dato incarico all’avvocato Michele Bonetti di adoperarsi per capire se ci sono gli estremi per un ricorso di pubblicità ingannevole, in quanto gli studenti denunciano una scarsa chiarezza ed informazione rispetto alle effettive possibilità lavorative della Laurea cui aspirano”.
Gli studenti sostengono che anche il Miur, attraverso una circolare aveva invitato gli atenei a “non trarre in errore gli studenti che si iscrivono pensando di poter poi accedere a sbocchi occupazionali nel servizio sanitario nazionale che sono loro invece preclusi. “E’ per questo – ha detto Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell’Udu – che, con tutta probabilità, presenteremo ricorso per pubblicità ingannevole all’Antitrust e valuteremo insieme agli studenti coinvolti se procedere anche con un ricorso collettivo al TAR con domanda risarcitoria, diretto a parificare i due corsi di Laurea anche a fini abilitativi”.