Una volta il titolare di una ditta di impianti di allarme mi disse: “Io ho studiato filosofia, perché volevo studiare quello che mi piaceva. Il lavoro viene dopo, ed è un’altra cosa. A 19 anni si fa bene a scegliere quello che ci piace”. Forse lui aveva dietro di sé una sicurezza economica; nondimeno non scelse subito le solide certezze ma quello che secondo lui lo avrebbe arricchito prima di tutto come persona.
Conosco un altro che da filosofo è diventato amministratore delegato di una multinazionale dell’arredamento; un altro che studiò matematica all’università perché voleva diventare informatico e “le aziende di informatica cercano matematici perché nemmeno gli ingegneri informatici sanno bene la matematica che servirebbe loro”.
Io quando facevo la prima media non avevo la più pallida idea né di cosa mi piaceva, né tantomeno di cosa avrei voluto fare da grande. Nessuno/a ce l’aveva, nessuno/a ci pensava. Nessuno ci chiedeva di pensarci. Si sceglieva la scuola superiore più che in linea con i nostri desideri (?), con le nostre capacità: i più in grado di sostenere grandi carichi di studio andavano ai licei o ai tecnici, eccetera. Lo spirito era “prova a fare il massimo che riesci a fare, si vedrà poi per utilizzarlo in cosa”.
Diverse persone che erano con me hanno cambiato idea tante volte, nel giro di pochi anni; alcune hanno cambiato scuola superiore e riiniziato da capo; alcune hanno abbandonato gli studi universitari per fare tutt’altro; è, l’adolescenza, un percorso tutto in divenire, impossibile da imbrigliare e incanalare: i “grandi” dovrebbero aiutare ragazzi e ragazze a scegliere, ma adesso, con le 30 ore annuali di orientamento già alle medie, si vuole imporre a bambini/e di 11 anni di “conoscere loro stessi”, quando il “loro stessi” semplicemente non ha ancora forma; secondariamente di “conoscere i propri interessi”, quando questi mutano continuamente; infine di scegliere una scuola superiore già orientati al lavoro che ancora non sanno se vorranno fare, pur se noi, “i grandi”, sappiamo benissimo che mille variabili possono comunque influenzare e ostacolare il percorso ipotizzato.
I tre esempi succitati hanno fatto un percorso imprevedibile ma di successo: sicuramente nessuno aveva detto loro a 11 anni di chiarirsi le idee e scegliere…! E quanti “coach” o “formatori” odierni avrebbero consigliato loro di studiare delle scienze pure…
Starà ancora una volta a noi docenti declinare l’ennesima, assurda, inutile erosione del tempo scuola – finalizzata a ridurre ancora una volta il tempo per apprendere in maniera autentica, asservendolo alle logiche del capitalismo che ti vuole già potenzialmente docile e sottoimpiegato a 12 anni – in qualcosa che parli sì del loro futuro: un futuro in cui imparino a farsi valere, a rivendicare diritti, a non correre dietro a tutto ciò che luccica ma è ben lontano dall’essere oro; a rimanere fedeli a se stessi a costo di qualche rinuncia.
Sì, si parlerà anche di lavoro…
Francesca Sensi
Gruppo La nostra scuola
Associazione Agorà 33
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