La metà degli studenti dei nei licei boccia l’esperienza dell’alternanza scuola lavoro, ma per la ministra dell’Istruzione presto gli investimenti fatti dal Governo proprio su questo versante formativo porteranno risultati tangibili.
“Bisogna sempre ascoltare gli studenti che vanno in piazza e l’ascolto – ha detto la ministra – deve essere vero. Vorrei però che tenessero conto dell’insieme degli investimenti, forse non sufficienti, che da tre anni a questa parte si stanno immettendo dentro al percorso formativo”.
“Questo è un segno di reciproco rispetto e ci fa andare avanti in un ascolto effettivo. Altrimenti diventa difficile”.
La replica della ministra: riconosciamo però anche quello che ha fatto il Governo
Commentando le proteste di piazza del 17 novembre, la Fedeli ha aggiunto che “non si può non tenere conto che si è iniziato un percorso di investimenti su edilizia scolastica, su scuola digitale, si ambienti innovativi, sulla formazione dei docenti abbiamo avviato una svolta. Non è sufficiente? Andiamo avanti. Ma almeno partiamo da una base di reciproco riconoscimento delle cose fatte. Mentre Fino a 3-4 anni fa si era fatto l’opposto, si erano tolti soldi”.
Certo, la stessa Fedeli ha ammesso che “l’alternanza scuola-lavoro dobbiamo saperla fare di qualità, effettivamente formativa”.
Casi di sfruttamento, ma anche buone pratiche
Ai tanti casi di sfruttamento e di mancata formazione ricordati dagli studenti, in occasione della protesta nazionale, la responsabile del Miur ha replicato citando alcune pratiche positive. Come “un accordo fatto in Emilia Romagna, ma sono tanti che si fanno in tante realtà e che vedono protagonisti, da un punto di vista della qualità formativa, anche i rappresentanti del mondo del lavoro. L’atteggiamento di costruire per rispondere positivamente alle loro esigenze mi pare un tema importante”.