Attualità

Studenti picchiatori e présidi “antifascisti”: il Ministro interviene ma viene travolto dalle proteste; ma perché Valditara parla così tanto?

E anche oggi, il ministro Giuseppe Valditara è riuscito a infilarsi in una situazione poco gradevole: intervenendo sui fatti accaduti di fronte al liceo Michelangelo di Firenze, ha commentato la lettera che la preside di un altro liceo cittadino (il “Da Vinci”, per la precisione) ha inviato agli studenti, alle famiglie e al personale della propria scuola.

Non voglio qui soffermarmi a discutere se la preside abbia scritto una bella circolare o se il Ministro abbia detto cose giuste.
Osservo però che – a torto o a ragione – la sortita del Ministro ha sollevato un mare di proteste e che nell’arco di mezza giornata Giuseppe Valditara è stato travolto dalle critiche e anche di più.
Ora, io credo che ogni politico abbia sempre il desiderio di limitare critiche e proteste allo stretto indispensabile, se non altro per evitare di perdere tempo a rispondere agli attacchi mediatici, alle interrogazioni parlamentari e alle polemiche delle altre forze politiche.
Il ministro Valditara, al contrario, sembra quasi contento di scatenare le polemiche, ed è proprio su questo che vorrei soffermarmi: ma perché il Ministro sta seguendo questa strada apparentemente “impolitica”?
La risposta non è affatto semplice.

Potrebbe essere che gli manchi “astuzia politica”, ma così non è visto che Valditara può essere considerato ormai un politico di lungo corso, visto che era entrato in Parlamento già nel 2001.
Gli manca cultura politica o cultura in senso generale?  Assolutamente no, visto che è uno stimato docente di diritto romano pubblico e privato.
E’ mal consigliato? Può darsi, ma francamente non mi vedo molto il professore Valditara che chiede ai suoi consiglieri come affrontare le questioni spicciole quotidiane (perché, a ben vedere, le polemiche più pesanti sulle cose dette e fatte dal Ministro hanno riguardato finora problemi di scarso rilievo e non certamente scelte politiche strategiche).
Una chiave di lettura potrebbe essere contenuta in una battuta pronunciata dal Ministro qualche giorno fa in occasione della sua partecipazione ad una iniziativa organizzata dall’ANP:  “Sono molto soddisfatto – ha detto in sintesi Valditara – perché a conti fatti mai come in questi mesi si parla quasi ogni giorno della scuola e dei suoi problemi”.
La strategia, insomma, potrebbe essere quella del “che si parli bene o male della scuola conta poco, l’importante è che se ne parli”.
E’ possibile che nel breve termine la strategia risulti vincente, ma ho molti dubbi che possa essere usata fino al termine della legislatura perché, ad un certo punto, docenti, famiglie e studenti vorranno avere anche qualche risposta concreta ai problemi veri della scuola.
O forse, sotto sotto, c’è proprio questo: affrontare i problemi veri del sistema scolastico (stipendi inadeguati, edifici scolastici vecchi e non a norma, precariato dilagante, solo per citarne alcuni) è difficile, se non quasi impossibile e allora è meglio che il dibattito riguardi questioni più ideologiche che di sostanza.
Può anche darsi che un modus operandi del genere possa funzionare, non lo sappiamo.
Non ci resta che attendere gli eventi.


Reginaldo Palermo

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