Quando abbiamo letto questa notizia, riportata sulla pagina Raiscuola, pensavamo di aver capito male. “Alla presenza del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e di Rosy Russo, fondatrice di Parole O_Stili, è stata ufficialmente presentata MiAssumo, la prima piattaforma educativa e di gaming gratuita per gli studenti dagli 11 ai 26 anni […]”.
Undici anni? E qual è lo scopo di questa piattaforma? “Colmare la carenza formativa delle scuole italiane e rispondere al mancato incontro tra offerta e domanda di lavoro calcolata oggi all’ 1,5% del PIL nazionale”. Carenza formativa nelle scuole italiane? Carenza di cosa? Del “mancato incontro tra offerta e domanda di lavoro”. Che c’entra con i bambini di 11 anni? E questo calcolo “all’1,5 per cento del PIL nazionale” chi l’ha fatto? Di passaggio, siamo sicuri che esista davvero il “mismatching” scuola-lavoro, e che la disoccupazione giovanile non dipenda invece da una drammatica mancanza di offerta? Il meglio che la scuola può fare, con i giovanissimi, è istruirli e metterli in condizione di ragionare; una formazione che non può essere “professionale”, prima di una certa età, ma che pone solide basi per ogni attività e formazione futura.
Beninteso, non vogliamo demonizzare tecnologia, informatica, role gaming e altre cose interessanti in sé, se utilizzate alla giusta età e con le giuste finalità; né rifiutare, nel modo più assoluto, strumenti capaci di facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Vorremmo invece che venissero rispettate onestamente le priorità e gli ambiti e i confini di tali strumenti, senza farli passare per cure meravigliosamente magiche di problemi ben più profondi – prima di tutto la mancanza di una buona offerta – che andrebbero affrontati con strumenti molto diversi, senza spostare sui ragazzi o sulla scuola la responsabilità della difficoltà di trovare lavoro.
E qualora esistesse nei giovani una difficoltà ad avvicinarsi al mondo del lavoro, anche in presenza di opportunità reali, certo non si tratterebbe di mancanza di strumenti pratici, bensì di mancanza di fiducia in se stessi e nel futuro, problema che andrebbe affrontato con una buona sostanza di relazioni umane e ricostitutive, di cui la scuola dovrebbe essere produttrice.
Torniamo alla questione, estremamente inquietante, dell’età e della profilazione precoce: “MiAssumo si rivolge ai giovani dagli 11 ai 26 anni con l’obiettivo di aiutarli a crescere, sia come persone che come professionisti [sic], così da potersi affacciare più facilmente al mondo del lavoro. Gli alunni saranno coinvolti in un percorso pluriennale di formazione [sic], strutturato con attività di classe, a gruppi o singole per poter riconoscere le proprie competenze e attitudini e orientarsi al meglio nel percorso di studi e professionale”.
Se non fosse abbastanza chiaro, abbiamo questa precisazione: “Attraverso MiAssumo, con l’aiuto di particolari meccanismi di gaming, i ragazzi potranno iniziare da subito a generare il proprio curriculum grazie a un’intelligenza artificiale addestrata ad hoc”.
Riassumendo queste parole, potremmo dire che invece di istruzione, cultura, conoscenza, relazioni, rapporti umani, tempo necessario per trovare e costruire la propria identità, attenzione ai bisogni psicologici e affettivi della crescita, si propongono a ragazzini a partire dagli UNDICI anni, a partire dalla PRIMA MEDIA, con l’avallo del Ministro dell’Istruzione, la profilazione precoce da parte di un’azienda privata e l’instradamento al lavoro attraverso l'”intelligenza artificiale”. E questa viene definita “formazione” o addirittura “educazione”, con “percorsi pluriennali” – in una sorta di doppione distopico della scuola, di cui in questa prospettiva verrà presto denunciata l’inutilità, immaginiamo – senza più nessuno scarto tra educazione, istruzione e formazione professionale.
Non sappiamo trovare un nome adeguato a quello che sta accadendo, ma sospettiamo si tratti di qualcosa di molto grave.
Gruppo La nostra scuola
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