Crescono le contestazioni studentesche al Governo Meloni: circa 250 studenti dei collettivi dei licei romani, che hanno occupato le scuole nelle settimane scorse, hanno improvvisato un corteo davanti alla Camera dei deputati. I motivi della protesta sono noti: pochi investimenti per la scuola, borse di studio limitate, classi troppo numerose, troppa importanza al Pcto, diritto allo studio negato e tasse universitarie troppo alte, istituti fatiscenti e privi di manutenzione, sono solo alcuni dei temi portati avanti dagli studenti in rivolta.
I giovani si erano dati appuntamento per una manifestazione in piazza del Pantheon. Ma presto si sono spostati per avviare il corteo non autorizzato.
“Continuiamo a pretendere i tavoli di confronto con il ministero dell’Istruzione, con l’Ufficio Scolastico Regionale e Città metropolitana“, hanno detto gli studenti gridando al ministro Giuseppe Valditara: “poniamo fine al silenzio. Il mondo è nostro”.
“Chiediamo ascolto alle cariche del nostro Paese, il vostro tempo è finito, ora c’è il nostro”, hanno detto gli studenti. E ancora: diciamo basta “contro il silenzio delle istituzioni sulle problematiche degli studenti”.
Si sono quindi ravvisati momenti di tensione con la Polizia in assetto antisommossa: gli agenti hanno infatti chiuso l’ingresso di Piazza del Parlamento, mentre i manifestanti accendevano fumogeni, tiravano bottigliette e scandivano cori contro le forze dell’ordine.
A quel punto, la Polizia è stata costretta ad attuare delle azioni di contenimento: dopo pochi minuti la situazione è tornata alla calma.
“Andiamo verso il ministero dell’istruzione” ha urlato uno dei manifestanti al megafono. Ma mentre il corteo ha cominciato a muoversi da Montecitorio verso via del Corso, la Polizia gli ha sbarrato la strada. E qualche agente avrebbe anche utilizzato il manganello.
Secondo le forze dell’ordine non risulterebbero feriti, ma alcuni studenti hanno denunciato un’azione violenta: “Non eravamo offensive, un poliziotto si è accanito su noi ragazze”, ha spiegato una studentessa.
“Eravamo in sesta fila, non stavamo spingendo e non ci stavamo muovendo. Eravamo quattro ragazze, di cui tre minorenni, e la celere è arrivata e ha iniziato a picchiarci – ha raccontato la giovane all’Ansa- : una mia amica ha preso delle manganellate in testa, ha dovuto mettere il ghiaccio“.
Se la celere avesse “un numero identificativo sul casco potrei riconoscere l’uomo che ha iniziato a picchiare la mia amica”, ha sottolineato la giovane.
L’iniziativa studentesca – organizzata dal coordinamento autonomo di Roma scuole in Lotta –
era stata preannunciata sui social dai collettivi studenteschi, che hanno scritto: “”Dalle scuole occupate alle strade. Non ci avete ascoltato. Bruciamo tutto”.
“Credo che il governo – ha dichiarato Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd – dovrebbe spiegare perché la polizia ha manganellato gli studenti che, pacificamente e a due passi dal parlamento, chiedevano alle istituzioni un confronto democratico e civile. Una insopportabile violenza gratuita contro ragazzi minorenni”.
“Davvero non c’era un modo diverso per fronteggiare gli studenti davanti a Montecitorio che quello di usare i manganelli?”: a chiederlo è Antonio Caso, capogruppo M5S in commissione cultura alla Camera.
Concordiamo con gli studenti “nel fatto che questo governo sia assolutamente sordo a qualsiasi proposta. Noi da tempo incalziamo Giorgia Meloni a dire una parola a sostegno della scuola pubblica e il governo a introdurre alcuni strumenti che nel resto d’Europa sono la normalità, come l’educazione affettiva e il sostegno psicologico in scuole ed università. Ma quando non arrivano i manganelli arriva solo il silenzio, l’inconcludenza e l’inadeguatezza di questo governo per tutto ciò che attiene l’istruzione”.
Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra, si è rivolto alla premier Giorgia Meloni: quello che è accaduto “è la dimostrazione di quanto il tuo governo non voglia dialogare con i giovani e che l’unica risposta che sei in grado di dare sono botte, manganellate e carcere. Che pericolo rappresentavano degli studenti, la maggioranza minorenni, che volevano solo far sentire la loro voce davanti al Parlamento? Con la deriva autoritaria di questo governo non si può più manifestare davanti a Montecitorio: studenti, operai e operaie vengono mandati lontano per non disturbare”.
Ancora Bonelli: “Il decreto sicurezza manda in carcere fino a 6 anni chi blocca le strade perché protesta. Presidente Meloni, hai dimenticato la tua storia, opposta alla mia, che quando eri giovane prendevi tu le manganellate; oggi il tuo governo ordina le manganellate e manda in carcere chi protesta. Perché questa violenza gratuita? Puoi venire in Parlamento a spiegarlo?”.
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