Sono due tunisini ed un centroafricano, due di 16 anni ed un 17enne, i giovani fermati sabato scorso dai carabinieri perché ritenuti gli autori del furto dei cinque minibus Seta in un deposito Carpi, due dei quali fatti poi schiantare contro l’istituto tecnico superiore ‘Meucci’ di Carpi. Un gesto che ha procurato danni, secondo stime, di almeno 470mila euro. Si tratta di giovani di nazionalità italiana, immigrati di seconda generazione, due sono proprio studenti del Meucci, mentre il terzo frequenta il ‘Vallauri’, altro istituto carpigano. In base alle indagini condotte dai militari, i minorenni, ora in stato di fermo (le accuse sono furto aggravato e continuato, danneggiamento, guida senza patente e interruzione di pubblico servizio) avrebbero agito “per noia”, stando a quanto da loro stessi riferito.
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I carabinieri sono arrivati a loro grazie, prevalentemente, a tre piste: nell’audio dei video registrati dal sistema di sorveglianza dei bus si sentono due dei loro nomi, nelle chat dei social network i tre hanno fatto riferimento a quanto accaduto, infine i test eseguiti su capelli e sudore rinvenuti sui bus confermano, attraverso il dna, che erano loro alla guida dei mezzi. Non mancano i vestiti utilizzati nel raid e rinvenuti nelle abitazioni oltre ai video registrati quella notte con i telefonini. “Non c’erano motivi di acredine contro l’istituto o i professori”, spiega il capitano della Compagnia di Carpi, Alessandro Iacovelli, mentre Giovanni Balboni, comandante provinciale dei carabinieri di Modena, parla di “un film agghiacciante”.
Prima di schiantarsi contro la scuola, i bus – come dimostrano le immagini delle telecamere – sono stati utilizzati per una vera e propria gara ad alta velocità lungo 30 chilometri, sempre a Carpi, con cartelli stradali abbattuti e semafori rossi ‘bruciati’. I loro genitori si dicono sconvolti e molto dispiaciuti per quanto successo. L’indagine è coordinata dalla procura dei minori del tribunale di Bologna.
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