I dati del Miur sono chiari: uno studente su 5 ha difficoltà serie in matematica e alla fine dell’anno viene spesso promosso con “voto di consiglio”.
In un Paese che avesse davvero a cuore la formazione (e il futuro) delle giovani generazioni si cercherebbe di affrontare la situazione con interventi mirati, per esempio aumentando le ore del curricolo di matematica oppure organizzando attività didattiche di sostegno per i più “deboli”.
La riforma della “Buona Scuola”, in effetti, prevede qualche misura in merito come per esempio l’assegnazione di un certo quantitativo di organico potenziato per aiutare le scuole ad organizzare al meglio i propri programmi.
Peccato che – alla resa dei conti – l’organico potenziato si sta rivelando una mezza sciocchezza: alle scuole primarie arrivano insegnanti di diritto, alla secondari di primo grado docenti di chimica, nei professionali insegnanti di filosofia e nei licei docenti di steno-dattilografia (forse stiamo esagerando, ma non tanto).
Di docenti per potenziare l’insegnamento della matematica neppure l’ombra: centinaia di milioni di euro spesi (legittimamente, per carità) per svuotare GAE e altre graduatorie che altrimenti sarebbero rimaste intatte per un altro decennio almeno, ma neppure un euro per sostenere davvero la formazione matematico-scientifica di centinania di migliaia di studenti.
E pensare che la strada c’era ed era fin troppo evidente: sarebbe bastato assumere gli abilitati delle graduatorie di istituto che da anni lavorano e che hanno anche titoli di studio e di specializzazione acquisiti di recente.
Purtroppo il Parlamento ha scelto un’altra strada e neppure le opposizioni hanno avuto il coraggio di dire che forse l’organico potenziato non sarebbe servito a migliorare la qualità della scuola; la critica più diffusa era un’altra: 100mila assunzioni sono poche, ce ne vogliono molte di più.
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